Regia: Roger Fratter. Soggetto e Sceneggiatura: Roger
Fratter. Fotografia: Lorenzo Rogan. Effetti Speciali: Elisabetta Mandelli.
Operatori: Stefano Ravanelli, Omar Fratter. Musiche: Massimo Numa, con la
collaborazione di Valerio Ragazzini. Edizioni Musicali e Distribuzione: Beat
Records Company (Roma). Durata. 96’. Genere: Commedia erotica. Brani Musicali: Lasciando la scia (Numa - Mosconi, canta
Liana Volpi), Pensami domani (Aldo
Lundari), Silenzi (Ena Rota, canta
Enamira), Together (Todesco - Bonzanni, canta One Use), Freckless, One night in
Dalmen, Terry (Alessandro
Fabiani), Aperto (Antonio
Musciumarra). Esterni: Scanzorosciate (Bergamo). Interpreti: Liana Volpi
(Cristiana), Roger A. Fratter (Dario), William Carrera (Cristiano), Flavia Zanini
(Donatella), Ingrid Brauner (Ingrid), Fabrizia Fassi (Fabiana), Marco Locatelli
(Carmelo Malanima), Juri Cerasa, Fabrizia Fassi, Beata Walewska, Anna Palco,
Giulia Marzulli, Francesca Caruso, Matteo Maffeis, Sandra Parks, Natalia Glijn,
Mapuja Fiscina, Silvia Capossela, Federica Spalletta, Steve Brooks, Linda Gilda
Capossela, Jean Lenders, Giuseppe Cardella, Barbara Ghisletti, Tiziana Giusti,
Mauro Breviario, Nunzio Giarratana, Oliviero Passera, Delia Salvi, Aldo
Fasanelli, Giovanni Pesticcio, Vittorina Canova, Elena Salvi, Sofia Locatelli,
Giuseppe Passera. Tarcisio Sorte, Fabio Longo, Hernan Brando, Claudia D’Ulisse,
Stefano Brizzi, Roberto Aciuffi, Jean Pierre Rodriguez, Max Human, Mike Hudson,
Marco Paciolla, Giorgio Dolci, Salvatore Guzzardo, Sonia Iannuso, David
Cassidy, John Grimes.
Roger A. Fratter, firma uno dei suoi lavori più riusciti degli ultimi anni, da quando ha abbandonato il cinema di genere per dedicarsi a pellicole più introspettive e problematiche. Sono tutte stupende le mie amiche è una commedia erotica, a metà strada tra il grottesco e il realistico, metacinematografica, caratterizzata dalla coesistenza di più generi, ben oliata in un meccanismo da terrorista dei generi tanto caro a Joe D’Amato e Lucio Fulci.
Liana Volpi
Roger A. Fratter, firma uno dei suoi lavori più riusciti degli ultimi anni, da quando ha abbandonato il cinema di genere per dedicarsi a pellicole più introspettive e problematiche. Sono tutte stupende le mie amiche è una commedia erotica, a metà strada tra il grottesco e il realistico, metacinematografica, caratterizzata dalla coesistenza di più generi, ben oliata in un meccanismo da terrorista dei generi tanto caro a Joe D’Amato e Lucio Fulci.
Cristiana (Volpi) e Dario (Fratter) mandano avanti da
quando sono adolescenti uno strano rapporto di amore - odio, basato su
reciproche seduzioni, tradimenti, complicità, consigli su partner, rimproveri e
incomprensioni. Cristiana ha un fidanzato che vorrebbe consolidare il loro rapporto,
ma lei sfugge, frequenta molti uomini, vede Dario e finisce per raccomandare
una serie di amiche che lui prova a frequentare. “Sono tutte stupende le mie
amiche!”, afferma con sicurezza. In realtà la sola cosa certa è che sono
piuttosto strane. Dario deve vedersela con una modella tedesca fredda e algida,
una polacca nevrotica, una tipa volgare che mangia e sputa noccioli,
un’africana che pensa solo al denaro. Lui cerca normalità, ma né Cristiana né le
folli amiche possono dargliela, quindi si rifugia da Donatella (Zanini), ma
tutto finisce quando Cristiana mostra alla ragazza un loro vecchio video
erotico. Dario e Cristiana non possono fare a meno l’uno dell’altra, ma al
tempo stesso non riescono a capire che cosa vogliono dal loro rapporto, a parte
mandare avanti un perverso gioco di seduzione. La trama da commedia è
corroborata dalle indagini per catturare uno stupratore seriale che sconvolge
la pace di Vallechiara. Il criminale viene acciuffato dalla polizia al termine
di una scena ricca di suspense che modifica
improvvisamente la commedia in thriller grottesco. Ottima la figura
dell’opinionista televisivo misogino, tratteggiato dal bravo Marco Locatelli
grazie a una recitazione sopra le righe.
Liana Volpi
Sono tutte
stupende le mie amiche presenta
molteplici motivi d’interesse, a partire dalla tecnica del racconto, per flashback, narrato con le parole dei due
protagonisti, con il regista che riavvolge rapidamente la bobina per narrare i
fatti dal principio. Scomodiamo Ingmar Bergman - con i debiti riguardi - per
l’idea dell’attrice che guarda dritto nella macchina da presa e si rivolge allo
spettatore: “Non so chi sono io e neppure chi siete voi. So solo che sono
vera”. Inizia la commedia sentimentale che vede alla base il rapporto uomo -
donna, con incursioni grottesche dell’opinionista gay che dagli schermi
televisivi teorizza il diritto naturale allo stupro. “L’uomo comune è un
mostro!”, dirà il critico arrogante, citando Pasolini. Ottima la colonna sonora
di Massimo Numa, a metà strada tra swing e musica moderna, con Liana Volpi
molto brava - oltre che come attrice - anche come interprete del brano guida Lasciando la scia. Audio in presa
diretta con i rumori di fondo lasciati ad arricchire il realismo dei dialoghi e
la caratterizzazione dei personaggi. Il tono dei dialoghi è scanzonato e
ironico, cambia registro dal realistico al grottesco, passando per assurdo e
paradossale. Sempre efficace, comunque, come è priva di pecche la recitazione
dei protagonisti, con una sensuale Liana Volpi e un attento Roger Fratter, ben
calati nei rispettivi ruoli.
La protagonista femminile è una cantante (scusa idonea per far cantare la Volpi) ma è anche un’appassionata di cinema che gestisce il club delle locandine (altra scusa per mostrare una collezione di Nocturno, i flani di Zombi 2, Macabro e Buio Omega). Il protagonista è un compassato professore che prova ad andare a letto con un sacco di donne ma alla fine si ritrova irretito in un gioco di seduzione irrinunciabile. I personaggi sono volutamente caricaturali, estremi, eccessivi, così come sono trasgressive e conturbanti certe situazioni erotiche (il guardone che spia, il rapporto mancato sotto la doccia, il balletto sexy, la seduzione in babydoll…). Fratter cita la commedia sexy, l’erotismo tout-court, il thriller (la caccia allo stupratore), il cinema surreale, il grottesco, ma di fatto realizza un’opera originale e complessa, tra le più riuscite del suo cinema. Pedro Almodovar è il riferimento obbligato per molti caratteri femminili, folli e complessi, ma proprio per questo veri. L’erotismo è quasi sempre sottinteso, ma quando il regista pigia sull’acceleratore delle sequenze hot sembra di assistere a un porno tagliato. L’occhio dell’uomo che osserva le scene erotiche è parte integrante della commedia sexy ed è lo sguardo compiaciuto e complice dello spettatore. Un film psicologico, una commedia provocante e maliziosa, che indaga il rapporto uomo - donna, la complessità dell’animo femminile, da un po’ di tempo a questa parte nel mirino del regista bergamasco. Geniale il triplice finale. Ancora una volta la protagonista in primo piano, sguardo rivolto alla macchina da presa, per criticare la conclusione da thriller grottesco scelta dal regista (i due rivali che si uccidono a vicenda). Metacinema puro. Altri possibili finali: restare con il fidanzato, dare vita a un rapporto a tre, ma in realtà il vero finale è che tutto resta come prima, un eterno gioco di seduzione che vede protagonisti un uomo e un donna. Citazioni d’arte contemporanea per i quadri di Oliviero Passera, che fa una piccola apparizione. Da non perdere. Cercatelo da Beat Records Company, perché non è reperibile nei normali circuiti cinematografici.
Liana Volpi
La protagonista femminile è una cantante (scusa idonea per far cantare la Volpi) ma è anche un’appassionata di cinema che gestisce il club delle locandine (altra scusa per mostrare una collezione di Nocturno, i flani di Zombi 2, Macabro e Buio Omega). Il protagonista è un compassato professore che prova ad andare a letto con un sacco di donne ma alla fine si ritrova irretito in un gioco di seduzione irrinunciabile. I personaggi sono volutamente caricaturali, estremi, eccessivi, così come sono trasgressive e conturbanti certe situazioni erotiche (il guardone che spia, il rapporto mancato sotto la doccia, il balletto sexy, la seduzione in babydoll…). Fratter cita la commedia sexy, l’erotismo tout-court, il thriller (la caccia allo stupratore), il cinema surreale, il grottesco, ma di fatto realizza un’opera originale e complessa, tra le più riuscite del suo cinema. Pedro Almodovar è il riferimento obbligato per molti caratteri femminili, folli e complessi, ma proprio per questo veri. L’erotismo è quasi sempre sottinteso, ma quando il regista pigia sull’acceleratore delle sequenze hot sembra di assistere a un porno tagliato. L’occhio dell’uomo che osserva le scene erotiche è parte integrante della commedia sexy ed è lo sguardo compiaciuto e complice dello spettatore. Un film psicologico, una commedia provocante e maliziosa, che indaga il rapporto uomo - donna, la complessità dell’animo femminile, da un po’ di tempo a questa parte nel mirino del regista bergamasco. Geniale il triplice finale. Ancora una volta la protagonista in primo piano, sguardo rivolto alla macchina da presa, per criticare la conclusione da thriller grottesco scelta dal regista (i due rivali che si uccidono a vicenda). Metacinema puro. Altri possibili finali: restare con il fidanzato, dare vita a un rapporto a tre, ma in realtà il vero finale è che tutto resta come prima, un eterno gioco di seduzione che vede protagonisti un uomo e un donna. Citazioni d’arte contemporanea per i quadri di Oliviero Passera, che fa una piccola apparizione. Da non perdere. Cercatelo da Beat Records Company, perché non è reperibile nei normali circuiti cinematografici.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
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