Regia: Juan Bosch. Soggetto: Vincenzo Salviani. Sceneggiatura e
Dialoghi: Juan Bosch. Fotografia: Angelo Bevilacqua. Montaggio: José Antonio
Rojo. Musica: Ubaldo Continiello. Scenografia: Francesco Cuppini. Operatore
alla Macchina: Fernando Espiga. Direttore Artistico: Eduardo Hidalco. Trucco:
Mercedes Guillot. Aiuto Regista: Julian Bosch Sanz. Direttore di Produzione:
Luis Marin. Presenta: Vincenzo Salviani. Produttori Associati: Giovanni Priore,
Carmelo Reale, Tonino Simeoli. Case di Produzione: Mediacinematografica srl
(Roma) - Estela Films (Madrid). Distribuzione: Ipamena Cinematografica. Interpreti:
Sydne Rome, Maria Rosaria Omaggio, Carlo Delle Piane, Simon Andreu, Carlos
Larranaga, Augustin Gonzales, Fred Harry, Blaki, Gelsomina Capannolo, Ugo
Fangareggi, Luis Barbero, Emiliano Redondo, Jorje Sanz, Carlos Lucena, Mabel
Esbano, Ignacio Javier Maquisira, Lydia Lester, Julian Navarro, Antonio Orango,
Katy De La Camara, Vanesa Hidalgo, Juan Guisan, Gloria Mosteiro, Rosa Valenti.
Titolo Originale: Los locos vecinos del
2°.
Juan Bosch è un regista spagnolo che ci ha lasciato una
filmografia di basso livello, a base di commedia sexy e horror grottesco con
venature erotiche, interessante per lo studio del cinema bis e delle
coproduzioni Italia - Spagna. Sono circa trenta le pellicole che portano la sua
firma, ma risultano altrettanti i soggetti e le sceneggiature di cui si è
occupato.
Tra queste ricordiamo un Carmen Villani movie piuttosto spinto come La signora ha fatto il pieno (1977), l’erotico iberico - interpretato da Maria Rey - La puñeta - Quarant’anni di sesso (1979), il poliziesco Le calde labbra del carnefice (1975) - che vede nel cast Orchidea De Santis -, i western spagnoli Lo credevano uno stinco di santo (1974) e Il mio nome è Scopone e faccio sempre cappotto (1972), per finire con il modesto horror iberico Le notti di Satana (1974).
Il Davinotti è il sito Internet che contiene la filmografia più esaustiva del regista, con tutti i titoli che hanno avuto circolazione italiana, soprattutto i western anni Settanta. Roberto Poppi - da me interpellato - precisa: “Il nome completo del regista è Juan Bosch Palau, nato nel 1926 - a Valls, Tarragona, Catalogna - e ancora vivente. Ha diretto molti western italo-spagnoli, firmandosi quasi sempre (almeno nelle versioni italiane) John Wood. Cominciò come aiuto di Antonio del Amo e collaborò spesso con il produttore-regista Ignacio F. Iquino (spesso a quest’ultimo venivano attribuite regie di Bosch...).
Tra queste ricordiamo un Carmen Villani movie piuttosto spinto come La signora ha fatto il pieno (1977), l’erotico iberico - interpretato da Maria Rey - La puñeta - Quarant’anni di sesso (1979), il poliziesco Le calde labbra del carnefice (1975) - che vede nel cast Orchidea De Santis -, i western spagnoli Lo credevano uno stinco di santo (1974) e Il mio nome è Scopone e faccio sempre cappotto (1972), per finire con il modesto horror iberico Le notti di Satana (1974).
Il Davinotti è il sito Internet che contiene la filmografia più esaustiva del regista, con tutti i titoli che hanno avuto circolazione italiana, soprattutto i western anni Settanta. Roberto Poppi - da me interpellato - precisa: “Il nome completo del regista è Juan Bosch Palau, nato nel 1926 - a Valls, Tarragona, Catalogna - e ancora vivente. Ha diretto molti western italo-spagnoli, firmandosi quasi sempre (almeno nelle versioni italiane) John Wood. Cominciò come aiuto di Antonio del Amo e collaborò spesso con il produttore-regista Ignacio F. Iquino (spesso a quest’ultimo venivano attribuite regie di Bosch...).
La moglie dell’amico è sempre più buona è uno dei suoi ultimi lavori, molto
iberico, perché le situazioni umoristiche puntano sul grottesco e il
surreale, ricordando - molto in piccolo - lo stile del Pedro Almodovar
prima maniera. Al tempo stesso la pellicola è debitrice in buona
misura nei confronti della pochade teatrale di Feydeau, a base di
scambi di camere, coppie, tradimenti e bagarre finale. Molta
comicità slapstick (stile cartone animato), altrettanta fast-motion
(da cinema muto), battute spesso telefonate, insipide, per niente efficaci.
L’italianità di questa commedia è costituita dalla presenza sexy di Maria
Rosaria Omaggio, al massimo della sua bellezza, ma anche del caratterista
Ugo Fangareggi e di Carlo Delle Piane, che si vedono in un paio di
sequenze. Se vogliamo anche Sydne Rome può essere considerata una
bellezza italiana, perché in quel periodo faceva furore sui teleschermi e nella
nostra commedia erotica. Ubaldo Continiello realizza una colonna sonora
vivace e ritmata, adatta all’argomento leggero e a tratti surreale della
pellicola. Sono italiani anche il direttore della fotografia (Bevilacqua), il
soggettista - ispiratore (Salviani) e lo scenografo (Cuppini).
In breve la trama. Maria Rosaria Omaggio e Sydne Rome sono
due donne impegnate in politica, mentre i rispettivi mariti sono dei fancazzisti
assoluti, capaci solo di mettersi nei guai e di perdere la testa dietro qualche
sottana. Due malfattori fotografano i loro appuntamenti erotici in una casa di
tolleranza per ricattare le mogli, che decidono di buttarli fuori di casa.
I due mariti - che si erano conosciuti grazie all’amicizia dei figli,
consolidata nell’attesa delle loro performance erotiche - vanno a
vivere insieme e meditano vendetta.
La pochade tocca il punto più
estremo con lo scambio delle mogli, tra duetti di avanspettacolo e umorismo
grottesco. Non manca la commedia degli equivoci con uno dei mariti che
interpreta la parte dell’altro e contemporaneamente ci prova con la moglie
dell’amico. Assistiamo persino a un doppio adulterio consenziente con
i ragazzini che spiano i genitori mentre scopano. Nonostante lo scambio
delle mogli, il problema di fondo persiste, perché sono sempre le donne le vere
protagoniste, mentre i mariti restano dei comprimari. Finiranno soli,
nell’appartamento affittato da Fangareggi e vivacizzato da un rumoroso e
festoso Delle Piane.
Juan Bosch realizza una pochade on the road grottesca,
arricchita da alcune sequenze tipiche della commedia sexy (streaptease,
piedi che sollevano gonne sotto il tavolo, occhi che guardano dal buco della
serratura...) e dalla bellezza delle protagoniste. I nudi non sono mai
integrali, ma tra le due attrici è più generosa la Omaggio che si mostra in
biancheria intima e si concede alla macchina da presa in atteggiamenti conturbanti.
Il regista cerca di impostare un rozzo discorso antifemminista, affermando che “le
femministe hanno ucciso gli uomini galanti” e si mostra critico nei confronti
delle donne in carriera che renderebbero instabili i rapporti matrimoniali. Gli
uomini fanno la figura dei bambocci, veri e propri ragazzini viziati nelle mani
di due donne senza gonne... Divertente soltanto a tratti, sopportabile
se storicizzato.
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