di Mario
Missiroli
Regia: Mario Missiroli. Produttore: Alfredo Bini.
Soggetto: Alberto Arbasino. Sceneggiatura: Alberto Arbasino, Mario Missiroli.
Fotografia: Tonino Delli Colli. Montaggio: Nino Baragli. Musiche: Piero
Umiliani. Costumi e Scenografia: Danilo Donati. Organizzazione Generale: Manolo
Bolognini. Operatore alla Macchina: Giuseppe Ruzzolini. Distribuzione: Cineriz.
Durata: 85’. Interni: Incir - De Paolis. Esterni: Viareggio. Canzoni: I tuoi capricci, La terza luna, Il re dei
pagliacci (Migliacci - Luis Enriquez Bacalov, canta Neil Sedaka), Legata a un granello di sabbia (Fidenco
- Marchetti, canta Nico Fidenco), Amore
Twist (Bovenzi, canta Rita Pavone). Interpreti: Stefania Sandrelli, Angel
Aranda, Elena Borgo, Maria Monti, Giualiana Pogliani, Cesare Di Montignano,
Gianni Clerici, Renato Montalbano, Mario Missiroli.
Mario Missiroli (Bergamo, 1934) è scomparso nel maggio
del 2014. Assistente di Strehler in teatro e di Zurlini al cinema, gira un solo
film - La bella di Lodi - per poi
dedicarsi alla regia teatrale, sua vera vocazione. Molte le opere di successo: Eva Peron di Copi, L’ispettore generale (Il
revisore) di Gogol, La locandiera
di Goldoni, Il tartufo di Molière, Zio Vanja di Čechov, Verso Damasco di Strindberg, I giganti della montagna e Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello, La mandragola di Machiavelli. Dirige attori come Adriana Asti, Anna
Maria Guarnieri, Ugo Tognazzi, Arnoldo Foà, Gastone Moschin, Monica Guerritore,
Glauco Mauri, Anna Proclemer, Giuseppe Cederna, Valeria Moriconi, Umberto
Orsini, Laura Betti. Direttore del Teatro Stabile di Torino (1977 - 1985).
Prima di debuttare in proprio nel cinema è aiuto regista per Valerio Zurlini in
Estate violenta (1959) e Cronaca familiare (1962), dove è anche
sceneggiatore.
La bella di
Lodi vede interprete principale una
giovanissima Stefania Sandrelli (doppiata in milanese da Adriana Asti) nei
panni di una ricca borghese a caccia di avventure, annoiata della vita, ma di
grande senso pratico, che durante un’estate in Versilia s’invaghisce d’un
giovanotto povero ma bello (Angel
Aranda). Il ragazzo la deruba di alcuni gioielli e quando va a trovarla a Lodi
lei lo fa arrestare, ma dopo si pente, lo cerca, fugge con lui - dando vita a
un appassionato road movie notturno -
e dopo un rapporto tormentato e litigioso finisce per sposarlo.
Un film girato in un intenso bianco e nero,
fotografato con sapienza da Tonino Delli Colli, sceneggiato dallo stesso
Arbasino (autore del romanzo omonimo pubblicato in prima edizione su Il Mondo nel 1960) con la collaborazione
di Missiroli, suono in presa diretta con rumori di fondo e musiche originali di
Piero Umiliani che mixa motivetti alla moda a tempo di twist e yè-yè. Non
mancano le canzoni romantiche con citazioni da Gino Paoli, Nico Fidenco, Johnny
Dorelli e Rita Pavone. Arbasino e Missiroli raccontano in modo non
convenzionale l’Italia del boom economico, descrivendo la diversità dei mondi
alto borghese e proletario ricorrendo a due personaggi simbolo: la donna
emancipata e il ragazzo strafottente.
Lo spettatore di oggi apprezza l’opera
molto di più di quanto non risultò gradita allo sconcertato pubblico del 1963,
che decretò il totale insuccesso del film. Troppo sperimentale per i tempi e
molto diverso dal neorealismo rosa e dalla commedia balneare che la storia
poteva sottintendere. Un film anche abbastanza erotico, condito di sequenze
piccanti con la Sandrelli seminuda in camera d’albergo e in bikini sulla
spiaggia. Arbasino e Missiroli stigmatizzano l’amore per il denaro e il senso
degli affari dei lombardi, al tempo stesso mettono l’accento sulla struttura
agricola che sta lasciando il posto a un’Italia industriale. L’Agip sembra lo sponsor
principale del film con numerose inquadrature dei grandi distributori costruiti
fuori dai centri abitati, ma si vedono anche i marchi Pirelli e Michelin, come
le auto di gran moda tipo la MG e l’Alfa Romeo Giulietta Spider.
Stefania Sandrelli
è una splendida ragazza emancipata, una ricca borghese che fuma, guida la
spider, domina il suo uomo e lo tratta come un sottoposto. Bravo anche lo
spagnolo Aranda, molto più ordinario nel ruolo da bello e maledetto, da macho
che non accetta la donna padrona ma che finisce per diventare il mantenuto
della ricca borghese. Fotografia notturna, musica suadente, montaggio dai tempi
dilatati, sottofondo agrodolce e tono malinconico per un film che va oltre la
commedia per comporre uno spaccato credibile figlio del neorealismo. Da
recuperare, nonostante la critica negativa - soprattutto contemporanea - che parla
di film irrisolto, di storia stiracchiata e di una commedia che non diverte. La bella di Lodi è soprattutto un film
originale e sperimentale, ricco di insoliti movimenti di macchina e di
improvvisi cambiamenti di scena.
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