Titolo internazionale: What?. Regia: Roman Polanski. Soggetto e Sceneggiatura. Roman
Polanski e Gerard Bruch. Fotografia: Marcello Gatti, Giuseppe Ruzzolini
(Technicolor). Montaggio: Roberto Silvi. Girato: TODD AO 35. Scene e Ambientazione:
Aurelio Grugnola. Arredamenti: Franco Fumagalli. Costumi: Adriana Berselli.
Direttore di Produzione: Mara Blasetti. Produttore Esecutivo: Andrew
Braunsberg. Produzione: Carlo Ponti. Interni: Villa Carlo Ponti Costiera
Amalfitana, Cinecittà spa. Aiuto Regista: Tony Brandt. Operatore alla Macchina.
Otello Spila. Musiche: Quartetto per archi “La morte e la fanciulla” di
F.Schubert, Sonata a 4 mani KV497 di W. A. Mozart, Sonata “Al chiaro di luna”
si L. Van Beethoven, eseguite da Claudio Gizzi. Doppiaggio: Cooperativa
Italiana Doppiatori, diretta da Riccardo Cucciolla. Paesi Produzione: Italia
(Comapgnia Cinematografica Champion spa), Francia (Les Films Concordia),
Germania (Dieter Geissler Produktion).
Interpreti: Marcello Mastroianni, Sydne
Rome, Romolo Valli, Hugh Griffith, Guido Alberti, Carlo Delle Piane, Giancarlo
Piacentini, Mario Bussolino, Henning Schlueter, Christiane Barry, Pietro Tordi,
Nerina Montagnani, Mogen Von Gadon, Dieter Hallerverden, Elisabeth Witte,
Franco Pesce, Livio Galassi, Alvaro Vitali, Luigi Bonos, Carla Mancini.
Che? È un film originale sotto ogni punto di vista. Una
commedia grottesca liberamente ispirata ad Alice
nel paese delle meraviglie,
versione per adulti, rivista e corretta in chiave erotico - perversa. Non sono
originale. È stato detto e scritto da tutta la critica italiana. Nancy (Rome) è
una turista statunitense in vacanza sulla costiera amalfitana che sfugge a un
tentativo di stupro da parte di quattro malintenzionati (c’è anche Delle Piane)
che le avevano dato un passaggio. Raggiunge una villa (proprietà di Carlo
Ponti) a picco sul mare, dove incontra una serie di tipi assurdi che vivono tra
quelle mura in attesa della morte del ricco padrone.
Tra i personaggi più
eccentrici: un pappone allupato (Mastroianni), un amministratore sessuofobo che
ricorda il suo amore per il piano (Valli), due giovanotti che la invitano a
pranzo (c’è anche Polanski), un prete che fa il bagno in mare, un assurdo
imbianchini che le dipinge una coscia di azzurro (Vitali), un padrone in fin di
vita con la passione per le donne e per i quadri (Griffith). La ragazza,
ingenua e incapace di rendersi conto di ciò che le accade, vaga seminuda per
casa con un diario dove annota gli eventi, diventando preda di assurdi approcci
erotici. Il tono della commedia è grottesco, a tratti surreale, molto vicino al
teatro di Beckett e Ionesco, e procede per simboli. Il sesso è il primo tabù
che Nancy - Alice deve sfatare nella sua discesa in questo infernale paese delle meraviglie.
Sydne Rome è al
primo film importante, diretta da un regista come Polanski e mostra tutta la
sua bravura oltre a una bellezza da ventunenne. Si tratta del lancio
internazionale in una produzione targata Carlo Ponti, al settimo film, visto
che recitava dal 1969 e che a meno di diciotto anni aveva debuttato in Alcune ragazze lo fanno (1969) di Ralph
Tomas. Protagonista assoluta di ogni scena, se la cava con autorità,
doppiandosi da sola con accento americano, nuda ma mai maliziosa,
un’espressione di eterna meraviglia disegnata sul volto. Non è da meno un grande Marcello Mastroianni
che interpreta un assurdo pappone, presunto sifilitico e omosessuale,
praticante masochista e molto attratto dalla ragazza.
Romolo Valli regala una
partecipazione speciale molto interessante, pure lui beccato con le mani nella
marmellata (eufemismo) mentre la ragazza dorme. Tutti gli attori - persino il
regista - recitano ruoli sopra le righe nel panorama di una stupenda location amalfitana che mette in scena
una caccia alle tette di prim’ordine
della Rome, fino alla sua fuga a bordo di un carro carico di maiali, perché il film deve pur terminare. Molti
sottintesi sociopolitici, ma anche tanto clima da helzapoppin sessantottino
condizionato da una cultura figlia di Andy Warhol, per un film ermetico e
confuso che si apprezza più per il significante che per il significato. Una
commedia teatrale che racconta le peripezie di una donna ingenua catapultata in
un mondo ignoto, a contatto con il vizio, per far esplodere le contraddizioni
di una società corrotta.
Un film non del tutto riuscito da ricordare per le
prove magistrali di alcuni attori e per alcune sequenze surreali davvero ben
girate. Mastroianni vestito da carabiniere che frusta la Rome, ma anche vestito
con una pelle di tigre mentre tenta di saltarle addosso; Alvaro Vitali che
tinge di azurro una coscia della Rome, Hugh Griffith che chiede come ultimo
desiderio di ammirare un seno e poi l’organo sessuale della ragazza. “Ormai
preferisce gli oggetti alle immagini”, dice un parente al capezzale, che
ricorda quanto il vecchio abbia amato le opere d’arte.
Roman Polanski è - come la Rome - al settimo film, ma
non è certo uno sconosciuto, perché ha girato Per favore non mordermi sul collo (1967) e Rosemary’s Baby (1968). Ha dovuto subire il trauma irrecuperabile
della sua vita: la barbara uccisione della giovanissima compagna Sharon Tate da
parte di Charles Manson (1969). Che?
risente della collaborazione con Gerard Brach e della profonda conoscenza del
cinema di Roger Vadim. Un film piacevole ma complesso, nel quale non vanno
cercati significati reconditi, molto meglio abbandonarsi al piacere delle
immagini, gustare sequenze folli, a tratti geniali, situazioni divertenti e
apologhi assurdi.
Rassegna critica. Paolo Mereghetti (due stelle):
“Commedia paradossale, surreale e sempre imprevedibile, servita da un cast in
vena di divertirsi, in pratica la versione per adulti di Alice nel paese delle meraviglie. La villa sulla costiera
amalfitana si trasforma in una specie di pianeta dell’assurdo (Rulli) che la
presenza di un corpo estraneo dovrebbe mettere di fronte alle sue
contraddizioni. Ma Polanski, che sembra ricercare lo spirito sarcastico e
irrazionale dei suoi primi cortometraggi, non riesce davvero a scalfire
l’universo di miti eroici e perversioni sessuali che mette in scena, e il film
scivola verso una seconda parte ripetitiva e stanca.
Restano le prove divertite
degli attori e la bellezza - allora davvero solare - di Sydne Rome”. Morando
Morandini (tre stelle per la critica, due per il pubblico): “parafrasi grottesca
e ribalda di Alice nel paese delle
meraviglie in chiave di parodia del sesso e delle sue perversioni. Film
disorganico che alterna spunti comici irresistibili a cadute e ripetizioni
nella seconda parte”. Pino Farinotti (tre stelle): “Il titolo stravagante si
addice alla trama molto curiosa, che è forse la più piccante ed estroversa di
Roman Polanski”.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
Nessun commento:
Posta un commento