di Gerardo Chijona
Regia. Gerardo Chijona. Soggetto: Eliseo
Alberto Diego. Sceneggiatura: Eduardo Eimil. Fotografia: Rafel Solís.
Montaggio: Miriam Talavera. Musica. José María Vitier. Direttore di Produzione:
Evelio Delgado. Produttori: Camilo Vives, Susana Molina, Francisco Adrianzén.
Produttore Esecutivo: Isabel Prendes. Produzione: Icaic (Cuba), Sontrac (Perù),
Ibermedia (Spagna). Interpreti: Reynaldo Miravalles, Enrique Molina, Daisy
Granados, Eslinda Núñez, Alicia Bustamante, Verónica Lynn, Paula Alí, Luis
Alberto García, Laura de la Uz, Elsa Camp, Héctor Medina, Raúl Pomares,
Francisco García, Miriam Learra. Miriel Cejas, Danae Hernández, Gilda
Bello, Herón Vega, Manuel Romero,
Roberto Viñas, Eduardo Del Llano, Kevin Kovayashi.
La pellicola cubana Esther
en alguna parte, di Gerardo Chijona, ha vinto la XVI
edizione del Festival del Cinema di Los Ángeles (Laliff) come miglior
film e miglior sceneggiatura. Il film è interpretato da un
grandissimo Reynaldo Miravalles, vecchio attore cubano residente a Miami
da vent'anni, che è tornato all'Avana per girare il film. Un segno di tempi che
cambiano. Al suo fianco troviamo gli ottimi Enrique Molina e
Daisy Granados. Miravalles è Lino Catalá, un anziano molto serio che
vede trasformare la sua vita da un amico stravagante come Larry Po
(Molina). Lino viene chiamato Il mago, perché in gioventù era un mago
della stampa, un abile linotipista che stampava la rivista Origines
di Lezama Lima. Fu proprio il grande poeta a definirlo mago.
Larry Po è un vecchio pazzo, simpatico e lunatico, ubriacone, un cubano
che ama divertirsi e travestirsi, non prende la vita sul serio e scherza
persino sui sentimenti. Fino a un certo punto, però, anche lui convive con il
ricordo d'un amore impossibile e con una pena che si porta nel cuore.
L'incontro tra due anziani così diversi avviene al cimitero Colon, dove
Lino porta ogni giorno fiori sulla tomba della defunta moglie Maruja.
Larry rivela a Lino che Maruja aveva una doppia vita, era cantante di
boleri e al tempo stesso mandava avanti una relazione omosessuale. Lino si
rende conto di aver vissuto per 25 anni con una donna che non conosceva fino in
fondo. Comincia un'indagine per le strade della vecchia Avana sul passato
di Maruja, ma anche alla ricerca di una fantomatica Esther, il primo
amore di Larry, contrastato e incompiuto.
Il film è molto intenso, una commedia
introspettiva che - come la miglior commedia all'italiana - unisce momenti di
farsa a stupende immagini liriche, permeata di teatro dell'assurdo, secondo la
lezione di Beckett, Pinera e Ionesco. Il soggetto è di Eliseo Alberto
Diego, detto Lichi, un romanziere da poco scomparso, tra i migliori
interpreti della nuova letteratura cubana. Un tema approfondito dal
regista è l'amicizia tra due anziani, uniti dalla passione per la stessa donna,
perché alla fine si scopre che la famosa Esther di Larry è
soltanto un'invenzione. La vera Esther è Maruja, una donna che Larry
non ha mai potuto possedere perché troppo innamorata del suo uomo. Stupendo il
finale che vede Lino immedesimarsi nella storia raccontata dall’amico, morto
dopo l’ultima sbronza, rivedere le pagine del diario che raccontano la storia
di Maruja, e presentarsi con un sorriso innamorato alla porta di Esther.
I personaggi sono ben tratteggiati grazie
a una sceneggiatura accorta, ma anche per merito
di un'interpretazione ispirata di Miravalles e Molina. Alcune
sequenze sono da antologia, perché con poche pennellate e senza inutili
sermoni raccontano la vita quotidiana a Cuba: Lino fa la coda per comprare
il Granma (il periodico del partito) e lo usa come pannolino per
la sua incontinenza, un'impiegata dell'ufficio cultura si dipinge le unghie dei
piedi sulla scrivania perché non ha niente da fare... Bellissima la colonna
sonora a base di vecchi boleri, così come il tono romantico è la nota
dominante dell'intera pellicola. Stupenda la fotografia anticata, color seppia
e pastello, che alterna immagini del lungomare avanero al tramonto con
alcuni pescatori di fronte all'Oceano a sequenze ritagliate nei
poveri solares della capitale. I due vecchi sono l'immagine proustiana
di due cubani che ricercano il passato negli anfratti di vecchi amori e per i
quartieri d'una capitale troppo cambiata. La solitudine, la
vecchiaia, l'amicizia, l'amore che supera i confini della vita, il sesso, la
musica... sono i grandi temi affrontati da Gerardo Chijona, che gira il miglior
film della sua carriera. "Cantava boleri per sentirsi viva e restò con te
per morire in pace", è l'analisi spietata di Larry, che mette in
evidenza tutte le difficoltà del rapporto di coppia, quanto sia
impossibile capire fino in fondo chi vive insieme a te. Un film
pirandelliano, ciascuno di noi è "uno, nessuno e centomila",
ognuno è una maschera, la vita stessa è "una commedia di
maschere".
Un film da vedere, anche in lingua originale, perché
recitato in uno spagnolo internazionale, un castigliano perfettamente
comprensibile. Tra l'altro è possibile farlo senza nessuna spesa a questo
link: http://www.youtube.com/watch?v=hd3NDCaqCAg.
La pellicola è prodotta dalla
cubana ICAIC, ma è una coproduzione peruviana e spagnola. Al
Festival del cinema di Los Angeles, il cubano Jorge Perugorría
ha guadagnato una menzione d'onore per la sceneggiatura di Amor
crónico, un film che mi riservo di vedere e commentare in un prossimo
articolo. Il cinema cubano è sempre più libero e
vitale.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
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