sabato 10 gennaio 2015

Canone inverso (2000)

di Ricky Tognazzi


Regia: Ricky Tognazzi. Soggetto: Paolo Maurensig. Sceneggiatura: Simona Izzo, Ricky Tognazzi, Graziano Diana. Fotografia: Fabio Cianchetti. Montaggio: Carla Simoncelli. Musiche: Ennio Morricone. Scenografia: Francesco Bronzi. Costumi: Alfonsina Lettieri. Produttore: Vittorio Cecchi Gori. Durata: 107’. Genere: Drammatico. Interpreti: Hans Matheson, Mélanie Thierry, Gabriel Byrne, Lee Williams, Ricky Tognazzi, Peter Vaughan, Domiziana Giordano, Nia Roberts, Andrea Prodan, Adriano Pappalardo, Rachel Shelley, Andy Luotto, Mattia Sbragia. Premi: 4 David di Donatello (fotografia, colonna sonora, scenografia, montaggio) e un David Scuola a Ricky Tognazzi; 2 Nastri d’Argento (montaggio, colonna sonora); Premio Di Venanzo per la miglior fotografia.


Ricky Tognazzi (1955), figlio di Ugo e Pat O’Hara, non è soltanto regista, ma anche attore cinematografico e teatrale. Apprende il mestiere collaborando con il padre, ma anche come aiuto regista di Pupi Avati, Luigi Magni e Maurizio Ponzi (i migliori film come attore sono sotto la sua guida). Le tematiche dei migliori lavori da regista riguardano l’attualità (Ultrà, 1991 e La scorta, 1993), ma con Canone inverso raggiunge un livello difficilmente eguagliabile di poesia e partecipazione emotiva.


Il titolo fa riferimento a un brano per due violini (scritto da Morricone) - vero protagonista del film -  basato su una melodia suonata in maniera classica dal primo violino, mentre il secondo lo esegue contrario. Tognazzi prende il bel romanzo di Maurensig e - con la moglie Simona Izzo e Graziano Diana -realizza una buona sceneggiatura per raccontare la vita del povero violinista ebreo Jeno Varga (Matheson) e del ricco David (Williams), che studiano in un collegio di Praga, diventano amici e si perdono per sempre dopo aver scoperto di essere fratelli. Jeno si innamora di una giovane pianista ebrea (Thierry), sposata con un marito freddo e scostante, ma riesce a far l’amore con lei e a suonarci insieme una sola volta. Le persecuzioni razziali dopo l’invasione nazista porteranno i due amanti in un campo di sterminio tedesco. Ma da una notte d’amore è nata una bambina, che da grande ritroverà il violino del padre, il nonno e lo zio, dopo aver appreso che i genitori sono morti.


Canone inverso è un film poetico e delicato, narrato con un coinvolgente gioco di flashback, tra colpi di scena, ricordi e una colonna sonora straordinaria composta da Ennio Morricone, che è parte integrante della storia. Il regista trova il modo di raccontare una storia di formazione e di amicizia, inserendo annotazioni sulla persecuzione nazista nei confronti degli ebrei e rapportandola all’invasione sovietica durante la Primavera di Praga. La storia è strutturata secondo i ricordi della figlia del protagonista - unica sopravvissuta della famiglia - che durante un’asta pubblica incontra il nonno (che non conosce) e cerca di contendergli l’acquisto del violino del padre. 


Il film si sviluppa con toni melodrammatici, assecondando un’intensa narrazione a base di ralenti, carrelli, piani sequenze e fotografia patinata. Ottimi gli interpreti principali, Adriano Pappalardo è convincente nei panni di un patrigno tutto cuore, Ricky Tognazzi è un padre silenzioso, stona un’algida Domiziana Giordano nei panni della madre di David. Ricky Tognazzi racconta per immagini un soggetto interessante, una storia d’amore e morte che diventa l’occasione per una tardiva riconciliazione tra padre e figlio. Incomprensibile la solenne stroncatura di Paolo Mereghetti (una stella): “… I personaggi sono arrabbiati, le psicologie inesistenti, le musiche algide e accademiche, la confezione inutile, i discorsi sulla musica, sull’Olocausto e le lezioncine di storia imbarazzanti, irritanti e di cattivo gusto…”. 


Il critico milanese ha visto soltanto “un po’ di nudi loliteschi, tanto per gradire”. Pino Farinotti rincara la dose, assegna una sola stella, se la prende con Tognazzi e con il sopravvalutato Maurensing giudicando il film “indifendibile”. Morandini concede due stelle, afferma che “il mestiere narrativo c’è, manca lo stile” e ritiene che Tognazzi non sia riuscito a trovare “le immagini corrispondenti al fascino quasi mistico che la musica ha nelle pagine di Maurensing”. Noi andiamo oltre. Abbiamo visto un film che scorre su diversi piani temporali - dagli anni Trenta ai giorni nostri -, articolato su tre livelli narrativi. Un piccolo gioiello di poesia cinematografica, ben fotografato, montato con sapienza e strutturato con buona tecnica, intriso di musica e passione. 


La colonna sonora di Ennio Morricone:



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