Regia: Ricky Tognazzi. Soggetto: Paolo Maurensig.
Sceneggiatura: Simona Izzo, Ricky Tognazzi, Graziano Diana. Fotografia: Fabio
Cianchetti. Montaggio: Carla Simoncelli. Musiche: Ennio Morricone. Scenografia:
Francesco Bronzi. Costumi: Alfonsina Lettieri. Produttore: Vittorio Cecchi
Gori. Durata: 107’. Genere: Drammatico. Interpreti: Hans Matheson, Mélanie
Thierry, Gabriel Byrne, Lee Williams, Ricky Tognazzi, Peter Vaughan, Domiziana
Giordano, Nia Roberts, Andrea Prodan, Adriano Pappalardo, Rachel Shelley, Andy
Luotto, Mattia Sbragia. Premi: 4 David di Donatello (fotografia, colonna
sonora, scenografia, montaggio) e un David Scuola a Ricky Tognazzi; 2 Nastri
d’Argento (montaggio, colonna sonora); Premio Di Venanzo per la miglior
fotografia.
Ricky Tognazzi (1955), figlio di Ugo e Pat O’Hara, non
è soltanto regista, ma anche attore cinematografico e teatrale. Apprende il
mestiere collaborando con il padre, ma anche come aiuto regista di Pupi Avati,
Luigi Magni e Maurizio Ponzi (i migliori film come attore sono sotto la sua
guida). Le tematiche dei migliori lavori da regista riguardano l’attualità (Ultrà, 1991 e La scorta, 1993), ma con Canone
inverso raggiunge un livello difficilmente eguagliabile di poesia e
partecipazione emotiva.
Il titolo fa riferimento a un brano per due violini
(scritto da Morricone) - vero protagonista del film - basato su una melodia suonata in maniera
classica dal primo violino, mentre il secondo lo esegue contrario. Tognazzi
prende il bel romanzo di Maurensig e - con la moglie Simona Izzo e Graziano
Diana -realizza una buona sceneggiatura per raccontare la vita del povero
violinista ebreo Jeno Varga (Matheson) e del ricco David (Williams), che
studiano in un collegio di Praga, diventano amici e si perdono per sempre dopo
aver scoperto di essere fratelli. Jeno si innamora di una giovane pianista
ebrea (Thierry), sposata con un marito freddo e scostante, ma riesce a far
l’amore con lei e a suonarci insieme una sola volta. Le persecuzioni razziali
dopo l’invasione nazista porteranno i due amanti in un campo di sterminio
tedesco. Ma da una notte d’amore è nata una bambina, che da grande ritroverà il
violino del padre, il nonno e lo zio, dopo aver appreso che i genitori sono
morti.
Canone
inverso è un film poetico e delicato,
narrato con un coinvolgente gioco di flashback,
tra colpi di scena, ricordi e una colonna sonora straordinaria composta da
Ennio Morricone, che è parte integrante della storia. Il regista trova il modo
di raccontare una storia di formazione e di amicizia, inserendo annotazioni
sulla persecuzione nazista nei confronti degli ebrei e rapportandola
all’invasione sovietica durante la Primavera di Praga. La storia è strutturata secondo
i ricordi della figlia del protagonista - unica sopravvissuta della famiglia -
che durante un’asta pubblica incontra il nonno (che non conosce) e cerca di
contendergli l’acquisto del violino del padre.
Il film si sviluppa con toni
melodrammatici, assecondando un’intensa narrazione a base di ralenti, carrelli, piani sequenze e
fotografia patinata. Ottimi gli interpreti principali, Adriano Pappalardo è
convincente nei panni di un patrigno tutto cuore, Ricky Tognazzi è un padre
silenzioso, stona un’algida Domiziana Giordano nei panni della madre di David.
Ricky Tognazzi racconta per immagini un soggetto interessante, una storia
d’amore e morte che diventa l’occasione per una tardiva riconciliazione tra
padre e figlio. Incomprensibile la solenne stroncatura di Paolo Mereghetti (una
stella): “… I personaggi sono arrabbiati, le psicologie inesistenti, le musiche
algide e accademiche, la confezione inutile, i discorsi sulla musica,
sull’Olocausto e le lezioncine di storia imbarazzanti, irritanti e di cattivo
gusto…”.
Il critico milanese ha visto soltanto “un po’ di nudi loliteschi, tanto per gradire”. Pino
Farinotti rincara la dose, assegna una sola stella, se la prende con Tognazzi e
con il sopravvalutato Maurensing
giudicando il film “indifendibile”. Morandini concede due stelle, afferma che
“il mestiere narrativo c’è, manca lo stile” e ritiene che Tognazzi non sia
riuscito a trovare “le immagini corrispondenti al fascino quasi mistico che la
musica ha nelle pagine di Maurensing”. Noi andiamo oltre. Abbiamo visto un film
che scorre su diversi piani temporali - dagli anni Trenta ai giorni nostri -,
articolato su tre livelli narrativi. Un piccolo gioiello di poesia
cinematografica, ben fotografato, montato con sapienza e strutturato con buona
tecnica, intriso di musica e passione.
La colonna sonora di Ennio Morricone:
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