Antonio Tentori
Voglia di
guardare
L’eros
nel cinema di Joe D’Amato
I Ratti di Bloodbuster – Euro 12 – Pag. 160
I Ratti di Bloodbuster sono un’idea geniale. Piccole e
agili guide per conoscere il mondo del cinema di genere, scritti senza tanta
prosopopea da critici con la puzza sotto il naso, popolari, godibili,
interessanti. Per il momento sono usciti: Nudi
e crudeli – I mondo movies italiani (Antonio Bruschini e Antonio Tentori), Tutte dentro! - Il cinema della segregazione
femminile (Stefano Di Marino e Corrado Artale), Macchie solari – Il cinema di Armando Crispino (Claudio Bartolini),
Kiss kiss… Bang bang – Il cinema di
Duccio Tessari (Fabio Melelli), Maurizio
Merli – Il poliziotto ribelle (Fulvio Fulvi).
Voglia di guardare – L’eros
nel cinema di Joe D’Amato rappresenta una riedizione, ampliata e aggiornata, di
un vecchio lavoro di Tentori uscito per Castelvecchi nel 1999 (Joe D’Amato - L’immagine del piacere).
Il libro di Tentori è informativo e divulgativo, senza pretese scientifiche,
scritto con un linguaggio piano e comprensibile, accessibile a tutti, proprio
come l’avrebbe voluto Joe D’Amato. Un solo errore, che auspico venga corretto
nella seconda edizione, riguarda il film Papaya
dei caraibi, desunto (credo) dalla lettura di Stracult dell’ineffabile Marco Giusti. Tentori afferma che Melissa
Chimenti - interprete del film - è lo pseudonimo di Annj Goren (Anna Maria
Napolitano), ma non è vero: Melissa Chimneti esiste, non è attrice di grande
fama, ma ha interpretato una manciata di pellicole. Il testo di Tentori mi dà
la possibilità di raccontare in breve la figura di Aristide Massaccesi, un
regista definito dai critici superficiali il
re del porno, ma che in realtà amava erotismo e orrore, oltre a essere un
grande artigiano del nostro cinema di genere.
Aristide Massaccesi nasce a
Roma il 15 dicembre 1936 e può essere considerato il regista più prolifico del cinema
italiano. Massaccesi viene da una famiglia di persone che lavoravano nel cinema,
adesso figlio e nipote ne continuano la tradizione come operatori tecnici. Massaccesi
è l’essenza stessa dell’artigianato cinematografico: di quasi tutti i suoi film
è anche sceneggiatore, direttore della fotografia, spesso anche produttore, in
coppia con la moglie Donatella Donati. Nel cinema ha fatto di tutto, cominciando
da operatore, passando a direzione di fotografia, regia e produzione. Non
esiste genere che non abbia esperimentato: western, cappa e spada, peplum,
decamerotici, kung-fu, guerra, erotico, sexy, hard, mondo movies, fantasy...
forse mancano soltanto i musicarelli. In tutti questi film D’Amato porta il suo
mestiere, con pochi soldi dà ritmo e spettacolarità a pellicole che si basano
su modeste sceneggiature e cast di attori non sempre all’altezza. Tra la sua
ricca dotazione di pseudonimi è noto al grande pubblico come Joe D’Amato con il
quale firma gran parte dei film di una lunga carriera. D’Amato non è solo il
porno italiano di Rocco Siffredi e le avventure erotiche di Tarzan o di Marco
Polo, che nel genere hanno una loro dignità. Pure in certe pellicole Massaccesi
non dimentica mai sceneggiatura, soggetto e gusto scenografico. Quando gira un
film, sia esso porno, horror o hardcore, il rispetto dello spettatore è la
prima cosa. Resta uno degli ultimi autori di pellicole hard girati su pellicola
(35 mm.) e con struttura narrativa dignitosa.
Il pubblico dell’horror
ricorda Massaccesi per tre film importanti: Buio omega, Antropophagus
e Rosso sangue e per essere stato
l’interprete italiano del filone splatter.
I tre film sopra citati sono tra gli horror più significativi degli anni
Settanta - Ottanta, lavori che resteranno nel tempo come le opere di Fulci,
Bava, Margheriti, Deodato, Lenzi, Soavi e Argento. D’Amato realizza piccoli
gioielli con poche lire, nella buona tradizione del cinema italiano di genere,
rispettando il gusto per il gotico e spingendolo all’eccesso sino a farlo
confluire nello splatter.
La carriera di Massaccesi
comincia con la scuola di cinema a Roma, subito dopo si impiega come direttore
della fotografia, che resta la sua principale occupazione a cavallo degli anni
Cinquanta e Sessanta. Massaccesi mette da parte una grande esperienza prima
come aiuto fotografo (con Jean Renoir ne La
carrozza d’oro), poi come direttore della fotografia (la sua vera passione)
al servizio di registi come Mario Soldati (È
l’amore che mi rovina, 1951) e Mario Mattoli (L’inafferrabile, 1951), come operatore per registi come Carlo
Lizzani (L’oro di Roma, 1961), Mario
Bava (Ercole al centro della terra, 1961) e Umberto Lenzi (Paranoia, 1970). La gavetta di
Massaccesi è lunga e tocca tutti i generi possibili: dal poliziesco alla
commedia passando per lo storico. Solo nel 1972 decide di mettersi dietro la
macchina da presa per film di genere western, storico e commedie erotiche.
Pellicole come: Un bounty killer a
Trinità, Sollazzevoli storie di
mogli gaudenti e mariti penitenti, Fra’
Tazio da Velletri e La rivolta delle
gladiatrici. Ma è solo con La morte ha sorriso all'assassino
(1973) che comincia a fare sul serio. Non fu un successo, nonostante la
presenza di attori come Klaus Kinsky e Giacomo Rossi Stuart. Per questo motivo
D’Amato migra verso altri generi come l’erotico soft, anche perché incontra la
bella indonesiana Laura Gemser, interprete ideale per una serie di pellicole
che dovevano sfruttare il successo internazionale del libro Emmanuelle della Arsan e delle pellicole
interpretate dalla intrigante Silvia Kristel. Sono cinque gli episodi che
D’Amato dirige con Laura Gemser in questa serie rinominata Emanuelle con una sola emme per evitare la denuncia per plagio. A
nostro giudizio Massaccesi ha dato il meglio di sé nel genere erotico e in
quello horror, toccando vette irraggiungibili quando riusciva a contaminare
entrambi i generi. Ci sono pellicole interessanti che contaminano il porno soft
con l’horror sia nella serie Emanuelle (Emanuelle
e gli ultimi cannibali e Emanuelle
in America), sia fuori (alcuni fine anni Settanta: Sesso nero, Hard sensation,
Porno Holocaust e Le notti erotiche dei morti viventi).
Sesso nero è una pellicola cult: è il
primo film porno girato in Italia e proiettato nei neonati circuiti a luci
rosse. Siamo nel 1980 e D’Amato aveva già girato alcune scene hard in Emanuelle in America (1976), ma erano
semplici inserti che nella versione regolare della pellicola vennero tagliati. Emanuelle in America uscì in versione uncut solo a metà anni Ottanta.
Massaccesi si ricorda per
aver scritto, diretto, fotografato e prodotto Buio omega (1979), ottimo remake
in versione splatter di un vecchio
film di Mino Guerrini (Il terzo occhio).
La musica dei Goblin (freschi di Profondo
Rosso con Argento) contribuì al successo, ma ricordiamo pure
l’interpretazione di attori inquietanti e ben calati nella parte. In questo
film Massaccesi si lascia andare e affonda lo sguardo nella carne viva,
mostrando intestini smembrati e unghie strappate. “Erano soltanto interiora di
maiale”, disse D’Amato. Però gli effettacci
erano ben realizzati. La fotografia sporca abusava di colori come il giallo e
il verde scuro per rendere bene il senso
di disgusto e di nausea che raggiunge l’apice nella scena del pasto dopo un
massacro.
Massaccesi ha dato vita
insieme a Luigi Montefiori (in arte George Eastman), - attore, sceneggiatore ed
ex giocatore di basket dalla stazza gigantesca (più di un metro e novanta) -, a
un prolifico sodalizio. Il primo lavoro importante dei due autori è Antropopahgus (1980), un film
indimenticabile, vera icona del cinema di D’Amato. La pellicola è splatter puro ma con una trama
avvincente e una scenografia curata: questa è la vera novità per il genere. Da
ricordare: la scena del feto strappato e divorato (un coniglio spellato
annegato nel sangue), gole recise, intestini maciullati, cadaveri decomposti e
altre prelibatezze. Inutile dire che nel 1980 fece grande scalpore, dato che il
pubblico non era avvezzo a vedere certe cose. In Inghilterra passarono alcune
scene in televisione spacciandolo per uno snuff
movie. Al solito anche in Antropophagus l’atmosfera è malsana e macabra,
arricchita da effetti spettacolari. Pochi mesi dopo Luigi Montefiori sceneggia
un altro film dove lui stesso interpreta la parte di una specie di mostro
immortale che pare la fotocopia splatter di
Michael Myers di Halloween. Il film è Rosso
sangue (1982) ed è il meno riuscito dei tre
horror di D’Amato, pure se è spaventoso al punto giusto per come mostra
atrocità e sangue con freddezza. La storia racconta di un serial killer
prodotto da un esperimento genetico che si aggira per le strade di un paese e uccide
innocenti. Da ricordare la scena del forno e l’accecamento del mostro che come
un novello Polifemo rantola e si dimena cercando di far fuori chi l’ha ucciso.
Massaccesi e Montefiori avevano già girato molte
pellicole hard nella Repubblica Dominicana, inventando in Italia il genere e
dando vita alla più assurda serie di film pornografici che la storia del nostro
cinema ricordi. Tra l’altro le pellicole vennero realizzate con uno stesso
gruppo di attori che cambiava parte da un film all’altro. Venivano anche
utilizzate scene di un film per
inserirle in una pellicola successiva. Gli hard dominicani vennero girati tutti
nello stesso anno e il materiale fu montato successivamente in studio. Nel campo dell’erotico
D’Amato va ricordato per alcune pellicole raffinate girate nel corso degli anni
Ottanta sulla scia del successo di film d’autore come La chiave. Pellicole come L’alcova,
La lussuria e Il piacere sono considerate dai critici tra le migliori prodotte in
Italia nel campo del cinema erotico.
Joe D’Amato termina la
carriera girando quasi esclusivamente hardcore, genere al tempo molto
redditizio. In questo campo il sodalizio con Luca Damiano ha prodotto alcuni
lavori di pregio che vengono ancora ricercati dagli amanti del genere. Ricordiamo Aristide
Massaccesi ottimo produttore di horror italiano. Insieme a Luigi Montefiori e altri
amici apre la casa di produzione Filmirage che lancia registi come Michele
Soavi e Claudio Fragasso. Citiamo tra i film prodotti: Deliria (1987) di Michele
Soavi, Killing Birds (1987) di
Claudio Lattanzi (in realtà pare lo abbia diretto D’Amato o che abbia aiutato
molto il giovane regista), La casa 3
(1988) di Umberto Lenzi, La Casa 4
(1989) di Fabrizio Laurenti, DNA –
Formula letale (1990) di Luigi Montefiori e La Casa 5 (1990) di Claudio Fragasso, la
miniserie Troll (cap. 2 e 3 nel
1990) e persino il bergmaniano Le porte del silenzio (1991) di Lucio
Fulci.
Massaccesi rientra alla
regia horror con un buon prodotto come Frankenstein
2000 - Ritorno dalla morte (1992) film poco distribuito e di scarso
successo, scritto e sceneggiato da Antonio Tentori. Il suo ultimo film
importante è il thriller erotico La jena (1997). Massaccesi era un
uomo gentile e riservato, sempre pronto alla battuta: pare quasi impossibile
che abbia realizzato film pornografici espliciti e tanti horror sanguinolenti.
Con il passare del tempo si è costruito una grande fama in tutto il mondo ma
non ha mai rinunciato a fare artigianato cinematografico, realizzando anche
quindici film per stagione. Ha sempre lavorato nel cinema low cost, imitando i grandi successi: usciva Caligola, lui si precipitava a girare Caligola la storia mai raccontata, aveva successo La chiave lui proponeva L’alcova e Voglia di guardare, era buono l’esito commerciale di Fuga da New York lui girava Bronx lotta finale, e così via. Le sue
regie dovrebbero aver superato le duecento, ma non è possibile essere precisi.
Di sicuro la sua fama è paragonabile a quella che aveva Ed Wood a Hollywood:
uno che fa i film in fretta e furia, ma mettendoci sempre un tocco di folle
genialità.
Massaccesi è morto
improvvisamente a Roma il 23 gennaio 1999 all’età di 63 anni, tra
l’indifferenza quasi totale della stampa di settore e dei quotidiani nazionali.
Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
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