Regia: Umberto Lenzi. Soggetto: Dardano Sacchetti. Sceneggiatura:
Dardano Sacchetti, Giorgio Mariuzzo. Fotografia: Guglielmo Mancori. Colore:
Telecolor. Scenografia e Costumi: Massimo Lentini. Montaggio: Gianfranco
Amicucci. Direttore di Produzione: Lillo Vannini. Produttore: Fabrizio De
Angelis. Case di Produzione: Fulvia Film srl, Flora Film srl (Roma). Aiuto
Regista: Massimo Manasse. Operatore alla Macchina: Mario Sbrenna. Trucco:
Rosario Prestopino. Fotografo di Scena: Marcello Laurenti. Musiche: Walter
Rizzati. Edizioni Musicali: Deaf.
Canzone: Pierino la peste,
cantano Giorgio Ariani e Lella Fabrizi (Dischi Beat). Interni: De Paolis
(Roma). Esterni: Roma. Girato in presa diretta. Negativi: Eastmancolor.
Sviluppo e Stampa: Telecolor. Interpreti: Giorgio Ariani, Jenny Tamburi, Didi
Perego, Lucia Cassini, Elena (Lella) Fabrizi, Ugo Fangareggi, Giacomo Rizzo,
Enzo Robutti, Renzo Montagnani, Mario Brega, Adriana Facchetti, Angelo Botti,
Tiziana Fibbi, Enzo Andronico, Tiberio Murgia, Alfredo Adami, Franca Scagnetti,
Luigi Leoni, Giuseppe Terranova, Valerio Isidori, Ennio Antonelli, Fulvio
Mingozzi, Serena Grandi.
Pierino la
peste alla riscossa (1982) è un film atipico
per Umberto Lenzi, come lo è per Dardano Sacchetti che scrive un soggetto
comico raschiando il barile delle barzellette più triviali. Sacchetti è autore
conosciuto per poliziottesco, horror,
thriller e cinema d’azione di vario tipo. Pure per lui questa incursione nel
sottogenere pierinesco è dovuta a
motivi squisitamente alimentari. La
sceneggiatura è sempre di Sacchetti che viene coadiuvato dal diligente Giorgio
Mariuzzo, mentre le scenografie sono di Massimo Lentini. Questo collage di
barzellette è montato in maniera rapida e decorosa da Gianfranco Amicucci e la
fotografia porta la firma di Guglielmo Mancori. La musica divertente, ai limiti
del trash, è di Walter Rizzati che
s’inventa una mitica sigla di testa cantata da Giorgio Ariani e da Lella
Fabrizi. La pellicola è prodotta da Fabrizio De Angelis per la Fulvia Film e la
Flora Film. Il film è classificabile come un Pierino apocrifo per la mancanza di Alvaro Vitali, attore simbolo
della serie inaugurata nel 1981 da Pierino
contro tutti di Marino Girolami. Il Pierino di Alvaro Vitali inventa il barzelletta movie che spopola per un
paio d’anni nel cinema italiano. Michela Miti è la giovane supplente che cita
la commedia sexy quando mostra le gambe e interpreta brevi sequenze di nudo. Il
successo della serie produce una genia di falsi pierini, alcuni pessimi come Pierino
il fichissimo di Alessandro Metz (1981), sceneggiato da Sacchetti e
interpretato da Maurizio Esposito, altri inguardabili come Pierino aiutante messo comunale… praticamente spione di Mario
Bianchi (1981). Il tremendo (in tutti i sensi) Pierino di turno si chiama Tony
Raggetti, i suoi siparietti comici sono irritanti e si alternano a sequenze
piccanti interpretate da Laura Gemser.
Tra i molti Pierini apocrifi Pierino la peste alla riscossa è il migliore, perché girato con maggiore professionalità e interpretato da attori di buon livello. La trovata più esilarante è la canzone che accompagna i titoli di testa che scorrono sopra una sorta di fumetto con protagonista Ariani - Pierino. Walter Rizzati è bravo a comporre una marcetta trash con Giorgio Ariani che canta: “Pierino la peste che genio che testa/ le studio le invento le fo/ se vedo un reattore che va fuori di pista/ Pierino, io forse lo so./ Son proprio un tesoro/ è pieno di pepe quel vino che beve papà/ ho messo il carburo nell’acqua del water/ la nonna così scoppierà…” E la nonna (la mitica sora Lella) risponde: “Ahi, ahi, ahi!/ Pierino tutto questo non si fa/ prendi pe’ fondelli questa nostra società/ Ahi, ahi, ahi!/ Pierino non lo devi dire più/ che chi fa casino al mondo non sei solo tu…”. Il motivetto di Pierino la peste accompagna lo spettatore per tutta la durata del film ed è la colonna dei momenti più comici.
La pellicola si sviluppa grazie a una serie di barzellette collegate tra loro dal filo conduttore delle avventure scolastiche di Pierino. Ricordiamo alcuni momenti comici di buon livello, come i siparietti nella farmacia gestita dal babbo di Pierino (invece del ristorante della serie ufficiale) e le divertenti incursioni di Renzo Montagnani nei panni di un pazzo scatenato. La cosa incomprensibile è la toscanità di un Pierino come Giorgio Ariani, che vive a Roma, ha due genitori romani (Mario Brega e Didi Perego) e una nonna romanissima come Lella Fabrizi. Il film è così assurdo e ai limiti del trash che certe cose non sono importanti, anche perché lo spettatore attende solo il momento comico e la battutaccia per ridere a quattro ganasce. Cito qualche perla raccolta nel florilegio di barzellette saccheggiate da Dardano Sacchetti. Il babbo di Pierino scorreggia e il figlio propone un silenziatore per il culo. Pierino alla nonna: “Ma se non scopi, non fumi, non bevi, che festeggi a fa’?”.
Pierino con una candela da chiesa in mano che consegna a un ragazzo in moto: “Accenditelo al culo così diventi super jet”. Pierino: “Io vo a gas” (e scorreggia). Un vigile lo ferma e dice: “Bollo!”. Pierino: “Beato lei. Io sto’ a morì dal freddo”. Barista (la spalla per antonomasia Enzo Andronico): “Voglio vedere lo scontrino!”. Pierino prende due modellini di auto e li picchia insieme. Pierino sugli omosessuali: “Un ricchione è un dirottatore di uccelli” e poi rivolto al bidello che si chiama Orazio: “I Curiazi sono quelli che cacano e non sono mai sazi”. E ancora: “T’ho fatto venire un cappuccino”. Alle sue parole segue l’ingresso a scuola di un frate. A parte le barzellette, sono divertenti i momenti scolastici dove Giacomo Rizzo è il professore soprannominato cammello che i ragazzi prendono di mira con scherzi atroci. Pierino recita “San Martino” del Carducci grazie a un registratore, incolla la sedia del professore, cambia la cassetta per far recitare a un amico una serie di offese e via di questo passo. La bruttissima direttrice è interpretata dalla spiritosa Adriana Facchetti che ogni tanto irrompe nell’aula dove Pierino imperversa. Pierino: “Professore, secondo me lei ha 36 anni”. Rizzo: “Bravo Pierino. Come fai a saperlo?”. Pierino: “Ho un cugino che ha 18 anni ed è mezzo stronzo”.
Un’affascinante Jenny Tamburi è la professoressa Bonazzi che i ragazzini spiano al bagno grazie a un periscopio artigianale. Lenzi inserisce una breve parentesi di commedia sexy con la Tamburi che si fa ammirare seminuda indossando solo mutande di pizzo e giarrettiere. Jenny Tamburi (alias Luciana Tamburini) vince alla grande il confronto con la Michela Miti della serie originale, anche perché è un’attrice vera che sa ricoprire ogni ruolo. Jenny Tamburi è morta nel2006, a
soli 53 anni, dopo una lunga malattia, va ricordata per interpretazioni come Liquirizia di Samperi, Peccati
di famiglia, La seduzione e
molti altri film erotico - soft. Jenny Tamburi non ha mai rinnegato il suo
passato di attrice sexy, anzi ne andava (giustamente) orgogliosa. Negli ultimi
anni della sua vita aveva aperto una scuola di recitazione e lavorava come
direttrice di casting per Rai e Mediaset. Il film prosegue tra battute e
battutacce spesso inserite nella trama per allungare il brodo, come quando
Pierino incontra tre cinesi e assistiamo a una serie di dialoghi idioti a base
di Cionfurgoncin, Urinasumuri e Cacapocochifapocomoto.
In farmacia ricordiamo i numeri di Enzo Robutti, un cliente cavallo che nitrisce e porta scarpe ferrate, al punto che Mario Brega lo autorizza a cacare per strada. Pierino filosofeggia sui rutti come “scorregge che prendono l’ascensore” e cura una signora malata di aerofagia mettendo ogni cosa al suo posto. Lucia Cassini è la cameriera di casa fidanzata con un carabiniere stupido che dà il via a una serie di barzellette sull’Arma. Serena Grandi riveste un ruolo modesto come cameriera nel bar di Enzo Andronico, ma non mostra niente. Giorgio Ariani è attore dalla comicità rozza e genuina, ma rende di più nel cabaret che al cinema dove soffre la lunga distanza. Le trovate comiche sono spesso ridicole e risapute. Il test della lumaca per scoprire se una persona ha le corna, la vernice fresca e la maglia di lana, le barzellette sugli animali allo zoo e via dicendo. Da citare una serie di doppi sensi triviali legati all’equivoco tra uccello e tema. Tamburi: “Ho visto quello di tutti ma non il tuo”. “Quello di Carletti era un po’ moscio…”. Quando la Tamburi afferma che vuole vederlo assolutamente, Pierino ha i pantaloni calati, ma soltanto allora comprende che si tratta del compito di italiano. Allo zoo si ricalca la battuta di Nando Cicero e il doppio senso tra fica e foca quando una signora cade ed esclama: “Che cozzo!”. Ma cade a gambe larghe e fa vedere le mutande, quindi Pierino risponde: “Che foca!”. Arriva il fidanzato e lui subito indica la foca dello zoo per salvarsi dalla reazione dell’uomo.
Allo zoo assistiamo agli amoreggiamenti tra Rizzo e la Tamburi che non trovano il modo di stare da soli e Pierino li interrompe a colpi di cacca in faccia al professore. A questo punto entra in scena Renzo Montagnani, che alza il tasso comico del film con una parte da ispettore scolastico che si complimenta con Pierino pure se dice una serie di idiozie. Quando arrivano gli infermieri in classe si scopre che è solo un pazzo in fuga dal manicomio. La pellicola presenta anche una parte sexy comica conla Tamburi e Rizzo che
amoreggiano nel bagno dei professori. Non si vede molto, ma la Tamburi è brava
e sensuale quando sgambetta tra le braccia dell’amante, mostrando le gambe
velate da calze trasparenti e slip bianchi. Pierino toglie la luce, trova il
modo di far finire la brutta direttrice tra le braccia di Rizzo, quindi fa
entrare di nuovo la Tamburi. La scena sexy diventa farsa con il povero Rizzo
preso a ceffoni dalle due donne. Un altro cammeo di Montagnani lo vediamo al
ristorante dove interpreta il presidente dell’ordine dei farmacisti e promette
al padre di Pierino altre farmacie.
Montagnani balla con la cameriera, recita la poesia triviale meglio puzzar di merda che di povero, prende in giro tutti e infine arrivano gli infermieri per portarlo in manicomio insieme al babbo di Pierino, pure lui preso per pazzo. L’ultimo cammeo di Montagnani è nei panni del Ministro della Pubblica Istruzione che tra lo stupore generale premia Pierino come bambino dell’anno. Pierino riconosce il pazzo e dice: “Vorrei che tu fossi il mio babbo”. Invitato a fare un discorso, Pierino emette una sonora pernacchia e conclude la storia come una perfetta pochade.
Tra i molti Pierini apocrifi Pierino la peste alla riscossa è il migliore, perché girato con maggiore professionalità e interpretato da attori di buon livello. La trovata più esilarante è la canzone che accompagna i titoli di testa che scorrono sopra una sorta di fumetto con protagonista Ariani - Pierino. Walter Rizzati è bravo a comporre una marcetta trash con Giorgio Ariani che canta: “Pierino la peste che genio che testa/ le studio le invento le fo/ se vedo un reattore che va fuori di pista/ Pierino, io forse lo so./ Son proprio un tesoro/ è pieno di pepe quel vino che beve papà/ ho messo il carburo nell’acqua del water/ la nonna così scoppierà…” E la nonna (la mitica sora Lella) risponde: “Ahi, ahi, ahi!/ Pierino tutto questo non si fa/ prendi pe’ fondelli questa nostra società/ Ahi, ahi, ahi!/ Pierino non lo devi dire più/ che chi fa casino al mondo non sei solo tu…”. Il motivetto di Pierino la peste accompagna lo spettatore per tutta la durata del film ed è la colonna dei momenti più comici.
La pellicola si sviluppa grazie a una serie di barzellette collegate tra loro dal filo conduttore delle avventure scolastiche di Pierino. Ricordiamo alcuni momenti comici di buon livello, come i siparietti nella farmacia gestita dal babbo di Pierino (invece del ristorante della serie ufficiale) e le divertenti incursioni di Renzo Montagnani nei panni di un pazzo scatenato. La cosa incomprensibile è la toscanità di un Pierino come Giorgio Ariani, che vive a Roma, ha due genitori romani (Mario Brega e Didi Perego) e una nonna romanissima come Lella Fabrizi. Il film è così assurdo e ai limiti del trash che certe cose non sono importanti, anche perché lo spettatore attende solo il momento comico e la battutaccia per ridere a quattro ganasce. Cito qualche perla raccolta nel florilegio di barzellette saccheggiate da Dardano Sacchetti. Il babbo di Pierino scorreggia e il figlio propone un silenziatore per il culo. Pierino alla nonna: “Ma se non scopi, non fumi, non bevi, che festeggi a fa’?”.
Pierino con una candela da chiesa in mano che consegna a un ragazzo in moto: “Accenditelo al culo così diventi super jet”. Pierino: “Io vo a gas” (e scorreggia). Un vigile lo ferma e dice: “Bollo!”. Pierino: “Beato lei. Io sto’ a morì dal freddo”. Barista (la spalla per antonomasia Enzo Andronico): “Voglio vedere lo scontrino!”. Pierino prende due modellini di auto e li picchia insieme. Pierino sugli omosessuali: “Un ricchione è un dirottatore di uccelli” e poi rivolto al bidello che si chiama Orazio: “I Curiazi sono quelli che cacano e non sono mai sazi”. E ancora: “T’ho fatto venire un cappuccino”. Alle sue parole segue l’ingresso a scuola di un frate. A parte le barzellette, sono divertenti i momenti scolastici dove Giacomo Rizzo è il professore soprannominato cammello che i ragazzi prendono di mira con scherzi atroci. Pierino recita “San Martino” del Carducci grazie a un registratore, incolla la sedia del professore, cambia la cassetta per far recitare a un amico una serie di offese e via di questo passo. La bruttissima direttrice è interpretata dalla spiritosa Adriana Facchetti che ogni tanto irrompe nell’aula dove Pierino imperversa. Pierino: “Professore, secondo me lei ha 36 anni”. Rizzo: “Bravo Pierino. Come fai a saperlo?”. Pierino: “Ho un cugino che ha 18 anni ed è mezzo stronzo”.
Un’affascinante Jenny Tamburi è la professoressa Bonazzi che i ragazzini spiano al bagno grazie a un periscopio artigianale. Lenzi inserisce una breve parentesi di commedia sexy con la Tamburi che si fa ammirare seminuda indossando solo mutande di pizzo e giarrettiere. Jenny Tamburi (alias Luciana Tamburini) vince alla grande il confronto con la Michela Miti della serie originale, anche perché è un’attrice vera che sa ricoprire ogni ruolo. Jenny Tamburi è morta nel
In farmacia ricordiamo i numeri di Enzo Robutti, un cliente cavallo che nitrisce e porta scarpe ferrate, al punto che Mario Brega lo autorizza a cacare per strada. Pierino filosofeggia sui rutti come “scorregge che prendono l’ascensore” e cura una signora malata di aerofagia mettendo ogni cosa al suo posto. Lucia Cassini è la cameriera di casa fidanzata con un carabiniere stupido che dà il via a una serie di barzellette sull’Arma. Serena Grandi riveste un ruolo modesto come cameriera nel bar di Enzo Andronico, ma non mostra niente. Giorgio Ariani è attore dalla comicità rozza e genuina, ma rende di più nel cabaret che al cinema dove soffre la lunga distanza. Le trovate comiche sono spesso ridicole e risapute. Il test della lumaca per scoprire se una persona ha le corna, la vernice fresca e la maglia di lana, le barzellette sugli animali allo zoo e via dicendo. Da citare una serie di doppi sensi triviali legati all’equivoco tra uccello e tema. Tamburi: “Ho visto quello di tutti ma non il tuo”. “Quello di Carletti era un po’ moscio…”. Quando la Tamburi afferma che vuole vederlo assolutamente, Pierino ha i pantaloni calati, ma soltanto allora comprende che si tratta del compito di italiano. Allo zoo si ricalca la battuta di Nando Cicero e il doppio senso tra fica e foca quando una signora cade ed esclama: “Che cozzo!”. Ma cade a gambe larghe e fa vedere le mutande, quindi Pierino risponde: “Che foca!”. Arriva il fidanzato e lui subito indica la foca dello zoo per salvarsi dalla reazione dell’uomo.
Allo zoo assistiamo agli amoreggiamenti tra Rizzo e la Tamburi che non trovano il modo di stare da soli e Pierino li interrompe a colpi di cacca in faccia al professore. A questo punto entra in scena Renzo Montagnani, che alza il tasso comico del film con una parte da ispettore scolastico che si complimenta con Pierino pure se dice una serie di idiozie. Quando arrivano gli infermieri in classe si scopre che è solo un pazzo in fuga dal manicomio. La pellicola presenta anche una parte sexy comica con
Montagnani balla con la cameriera, recita la poesia triviale meglio puzzar di merda che di povero, prende in giro tutti e infine arrivano gli infermieri per portarlo in manicomio insieme al babbo di Pierino, pure lui preso per pazzo. L’ultimo cammeo di Montagnani è nei panni del Ministro della Pubblica Istruzione che tra lo stupore generale premia Pierino come bambino dell’anno. Pierino riconosce il pazzo e dice: “Vorrei che tu fossi il mio babbo”. Invitato a fare un discorso, Pierino emette una sonora pernacchia e conclude la storia come una perfetta pochade.
Fast motion, cartoni animati, comiche, un po’ di commedia sexy
(buco della chiave, periscopio, foro nel muro), barzellette scolastiche, ironia
sui carabinieri (Ugo Fangareggi), la ricetta è la stessa di sempre per comporre
un film con protagonista Pierino. Mereghetti è molto caustico: “Serie di
barzellette su Pierino, interpretato da un imbarazzante Ariani. Squallido
tentativo di agganciarsi al successo dei già mediocri film di Girolami con
Vitali”. Farinotti afferma: “Non c’è storia, soltanto una raffica di gag: il film è un sottoprodotto del
filone pierinesco lanciato da Vitali,
qui assente, mai rimpianta star della risata a sfondo gastrointestinalsessuale”. Non condivido il rigore critico con cui
si affrontano film come questi, che pure hanno caratterizzato un periodo
storico non solo del cinema ma anche del costume italiano. Se cerchiamo la
storia in un barzelletta movie vuol
dire che non abbiamo compreso la funzione catartica e liberatoria di certe
pellicole. I film della serie pierinesca,
originali o apocrifi che siano, vivono soprattutto per la volgarità, anarchia e
inosservanza degli schemi cinematografici. Sono pellicole politicamente
scorrette, irriverenti e assurde, ma rappresentano un sano e sboccato
divertimento che il pubblico in quel preciso momento storico chiedeva al
cinema. Pierino la peste alla riscossa
è il migliore tra i pierini apocrifi,
perché gode di un cast di attori eccellente e anche il protagonista Ariani presenta
una sua buffa originalità. Mario Brega, Didi Perego, Lella Fabrizi, Jenny
Tamburi, Giacomo Rizzo ed Enzo Robutti contribuiscono a elevare la qualità del
film. Nessuno si aspetti di vedere un capolavoro, ma all’interno del barzelletta movie questo film di Lenzi
(girato per motivi alimentari) ha una
sua dignità.
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