di Sergio
Corbucci
Regia: Sergio Corbucci. Soggetto: Franco Ferrini,
Enrico Oldoini. Sceneggiatura. Sergio Corbucci, Franco Ferrini, Enrico Oldoini.
Fotografia: Sandro D’Eva. Montaggio: Ruggero Mastroianni. Musica: Armando
Trovajoli. Scenografia: Marco Dentici. Produttore: Mario e Vittorio Cecchi
Gori. Durata: 110’. Interni: De Paolis, Reggia di Caserta. Esterni: Londra,
Roma. Genere: Commedia. Interpreti: Enrico Montesano, Adriano Celentano, Paolo
Panelli, Vanessa Redgrave, Marina Suma, Rodolfo Laganà, Carla Monti, Franco
Giacobini, Angela Goodwin, Lando Fiorini, Pietro De Silva, Ugo Bologna, Gianni
Minà, Maurizio Romoli, Mario Cecchi Gori.
Sergio
Corbucci (Roma, 1927 - 1990), dirige
un numero incalcolabile di pellicole, spaziando tra i generi più popolari del
cinema italiano, ma soffermandosi sulla commedia, rendendo scostumata la commedia di costume e portandovi la parolaccia a
ruota libera e il riso di grana grossa (Enrico Giacovelli). Sing Sing (1983) è una commedia farsesca scritta da Franco
Ferrini ed Enrico Oldoini, composta da un prologo metacinematografico e da due episodi (Edoardo e Boghy). Il
prologo è il momento più originale del film. Vediamo una scena avulsa dal
contesto con Celentano e Montesano in fuga dal carcere, vestiti come i galeotti
d’un tempo: pigiama a righe e palla di ferro al piede. Alcuni qui
pro quo farseschi, caricature da
vecchie comiche del muto e infine le guardie carcerarie uccidono i protagonisti
a colpi di fucile. Immagini interrotte. Siamo in sala visione con il produttore
(Ugo Bologna) adirato contro l’inetto regista che fa morire i due attori
principali. Il regista si difende citando Monicelli che fece morire Gassman e
Sordi ne La grande guerra, ma la critica accolse con
favore la novità. Corbucci lancia dure frecciate ai critici: “Me ne frego della
critica! Ti ho dato i due attori del momento e tu li fai morire! Ora vieni con
me e riscrivi il finale!”, fa gridare al produttore. Nel frattempo Montesano e
Celentano discutono su come avrebbero fatto il film ed è proprio il surreale
dibattito che costituisce l’ossatura di una pellicola in due episodi.
Il primo episodio - Edoardo, interpretato da Enrico Montesano, Vanessa Redgrave e Paolo
Panelli - racconta la storia del figlio adottivo d’un meccanico romano (il
fratellastro è Lando Fiorini), generato da un barone spiantato e da una
prostituta, anche se lui si crede figlio della regina d’Inghilterra. Per questo
motivo si reca a Buckingham Palace, salva per caso la vita alla regina, finisce
in ospedale intervistato da Gianni Minà, ma quando capisce che la madre è ben
altra persona si leva lo sfizio di andare a letto con la regina che si era
invaghita di lui. L’episodio è fiacco, la sceneggiatura stenta a decollare, le
battute latitano, gli equivoci sono piuttosto ripetitivi. Si ricorda un duetto
volgarissimo ma efficace tra Minà e Montesano: “Ma allora lei è un ardito!”.
“Che ar dito. Ar culo so’ stato ferito”. Le
scene ambientate a Buckingham Palace sono girati nel Palazzo Reale di Caserta,
ma gli esterni sono ripresi a Londra. Vanessa Redgrave è bella ed elegante in
un ruolo congeniale da regina d’Inghilterra.
Il secondo episodio - (Boghy, interpretato da Adriano Celentano, Marina Suma e Rodolfo
Laganà) racconta la storia di un’attrice di pellicole sexy - horror perseguitata
da un maniaco e protetta da un singolare investigatore. Classica comicità alla
Celentano, slapstick e da cartone
animato, con ampio uso del surreale, per la prima volta alle prese con un
poliziesco comico. Corbucci scrive una parodia del poliziottesco (molte scene acrobatiche e inseguimenti) e di tutto
il cinema di genere. Marina Suma è un’attrice che interpreta pellicole dai
titoli assurdi: Il morso del vampiro, Gatto Killer, Masha, Il bacio di Drakulo…Non manca una doccia
da commedia sexy, insolita nel cinema di Celentano, e apprezziamo un paio di
nudi posteriori della bella attrice napoletana. La trama cita Psyco (1960) di Hitchcock e ne
costruisce la parodia attraverso la figura del coatto Rodolfo Laganà che si
traveste da vecchia madre per continuare a riscuotere la pensione. È lui il
maniaco che tormenta la bella attrice per scacciarla di casa e affittare
l’appartamento a un prezzo più alto. Adriano Celentano è uno strampalato Tenente
Boghy che a un certo punto cita due suoi registi storici: “C’è una rissa in via
Pipolo, angolo Castellano...”, che l’hanno diretto in molti film: Asso, Il bisbetico domato, Innamorato
pazzo, Mani di velluto, Grand Hotel Excelsior, Il burbero...
Un episodio felice, più
riuscito, meglio sceneggiato e dai tempi comici efficaci, soprattutto divertono
le trovate di metacinema, le
scenografie e le situazioni da film horror e poliziottesco inserite in una trama farsesca. Il finale riprende i
due attori ancora una volta insieme in sala visione con Montesano che imita prima
Celentano e poi Totò. I due comici decidono di andare dal produttore per
imporre le loro idee, ma escono dal colloquio vestiti da galeotti, camminando
come Stan Laurel e Oliver Hardy, per interpretare un finale da comica nel quale
sbattono il viso contro una vetrata. I produttori hanno sempre ragione. Tra
l’altro il vero produttore del film - Mario Cecchi Gori - interpreta un cammeo
da commissario di polizia nel secondo segmento del film. Ottima la musica di
Armando Trovajoli, tra pezzi di swing, charleston e tip-tap, un colonna sonora
che conferisce ritmo e brio a situazioni comiche montate con sapienza da
Ruggero Mastroianni. Nel secondo episodio si nota la mano di Franco Ferrini
sceneggiatore per i riferimenti horror e poliziotteschi.
Il primo episodio è più nelle corde di Enrico Oldoini.
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