Mariangela Melato (Milano, 19 settembre 1941 - Roma, 11 gennaio 2013), un'insostituibile interprete della commedia all'italiana ci lascia. Una grande perdita per il cinema, ma soprattutto per noi che l'abbiamo amata, che andavamo a vedere un film solo perchè lei faceva parte del cast, anche se eravamo adolescenti e non capivamo niente di opere importanti come Attenti al buffone o Todo modo. Abbiamo rivisto una sua memorabile interpretazione. Vogliamo ricordarla parlando di un suo film, simbolico mazzo di fiori, rose rosse che nel buio della sala affidiamo allo stupore dei suoi occhi.
La poliziotta
di Steno (1974)
Regia: Steno. Soggetto: Nicola Badalucco e Giuseppe Catalano. Sceneggiatura: Luciano Vincenzoni e Sergio Donati. Musica: Gianni Ferrio. Aiuto regista: Enrico Vanzina. Interpreti: Mariangela Melato, Orazio Orlando, Renato Pozzetto, Alberto Lionello, Mario Carotenuto, Alvaro Vitali, Gigi Ballista, Armando Brancia, Renato Scarpa, Gianfranco Barra e Umberto Smaila.
La poliziotta (1974) è una commedia diretta da Steno e interpretata da un’ottima Mariangela Melato che fa da precursore a una serie di sequel apocrifi girati da Michele Massimo Tarantini con protagonista Edwige Fenech. Il film di Steno è una commedia di costume ancora di grande attualità, femminista, polemica nei confronti della politica e delle amministrazioni corrotte, capace di puntare il dito accusatore sugli industriali privi di scrupoli che avvelenano l’ambiente con scarichi illeciti. Gli elementi erotici sono limitati a un tentativo di approccio tra Alberto Lionello e Mariangela Melato, durante il quale la bella attrice milanese mostra le lunghe gambe fasciate da calze autoreggenti.
Un buon film che racconta la voglia di non essere più trattata da donna oggetto da parte di Gianna Abbastanzi (Melato), vessata da un fidanzato maschilista (Pozzetto) e da un datore di lavoro dalle mani lunghe (Ballista). Gianna diventa vigile urbano e indossa i panni di un’eroina pronta a difendere tutti dai soprusi e a scoprire magagne e corruzione. Gianna si trova a lottare contro i politici e gli imprenditori che vogliono metterla a tacere con la complicità del sindaco e del capo della polizia (Carotenuto). Resta solo lei e un coraggioso giovane magistrato innamorato (Orlando) a lottare contro i mulini a vento. Tra l’altro Gianna è invaghita della persona sbagliata, un politico corrotto (Lionello) che un giorno la invita a casa sua e cerca di possederla in cambio del suo silenzio. Si tratta della parte più erotica del film, ma la sensualità di Mariangela Melato è mitigata dalla comicità. Il finale è amaro, perché pretore e poliziotta decidono di continuare da soli la lotta contro i poteri forti, ma si ritrovano a vivere felici e contenti in un’isola a sud della Sicilia.
Il film è molto riuscito, fonde la satira di costume alla commedia di carattere e conta su interpretazioni eccellenti, prime tra tutte quella di una Mariangela Melato perfetta nel ruolo da Giovanna D’Arco idealista. Non sono da meno i comprimari. Renato Pozzetto pare improvvisare le battute da quanto sono spontanee, Alberto Lionello è un dandy irresistibile, Orazio Orlando un buon pretore innamorato, Gianfranco Barra un aiutante dalla comicità spontanea, Alvaro Vitali potrebbe fare di più se non fosse doppiato, Mario Carotenuto è un sornione superiore corrotto e Umberto Smaila un arrogante figlio di papà. Steno crea una commedia interessante e compie una satira graffiante per criticare volgarità e corruzione.
Il successo de La poliziotta scatena i finti sequel della commedia sexy che hanno meno pretese e sono dichiaratamente comici. Edwige Fenech afferma: “Il mio film non va assolutamente considerato il seguito de La poliziotta con Mariangela Melato. Quel film aveva intenti sociali che qui mancano del tutto. La Melato era una donna che aveva problemi con la società, io invece sono una poliziotta sul piano comico. Ne faccio di tutti i colori, sbaglio tutto, provoco un macello, ma alla fine colpisco il cattivo. Questo è il primo film comico alla Harold Lloyd con una protagonista femminile. Recito vestitissima e la comicità è più nel dialogo che nelle situazioni. Mi è stato chiesto di recitare, non di spogliarmi, in definitiva. Segno questo della mia evidente evoluzione” (da Michele Giordano “La commedia erotica italiana” - Gremese, 2002). Il paragone tra La poliziotta fa carriera (1976) di Michele Massimo Tarantini e La poliziotta di Steno non va neppure fatto, perché sono due lavori troppo diversi. La poliziotta è una parodia impegnata, al femminile, dei poliziotteschi che proprio Steno ha lanciato con La polizia ringrazia (1972) e si propone di compiere un discorso sociale. Tarantini con La poliziotta fa carriera vuole soltanto far sorridere usando i meccanismi della farsa e della pochade. La poliziotta interpretata da Edwige Fenech prosegue con La poliziotta della squadra buon costume (1979) e La poliziotta a New York (1981), sempre di Michele Massimo Tarantini.
La sequenza della mano morta sull'autobus:
Gordiano Lupi
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