domenica 27 gennaio 2013

Maccheroni (1985)

di Ettore Scola


Regia: Ettore Scola. Soggetto e Sceneggiatura: Ruggero Maccari, Ettore Scola, Furio Scarpelli. Fotografia: Claudio Ragona. Montaggio: Carla Simoncelli. Scenografia: Luciano Ricceri. Costumi: Nanà Cecchi. Trucco: Francesco Freda. Musiche: Armando Trovajoli. Produttori. Luigi e Aurelio De Laurentiis, Franco Committeri. Casa di Produzione: Filmauro. Interpreti: jack Lemmon, Marcello Mastroianni, Daria Nicolodi, Isa Danieli, Maria Luisa Santella, Patrizia Sacchi, Bruno Esposito, Orsetta Gregoretti, Marc Berman, Jean-François Perrier, Giovanna Sanfilippo, Fabio Tenore, Marta Bifano, Aldo De Martino, Clotilde De Spirito, Carlotta Ercolini, Vicenza Gioiosa, Ernesto Mahieux, Giovanni Mauriello, Alfredo Mingione, Daniela Novak, Umberto Principe, Giovanni Riccardi, Corrado Taranto, Franco Angrisano.


Maccheroni non è tra i film memorabili di Ettore Scola, ma se paragonato ai television movie che girano i modesti registi italiani  contemporanei è un vero capolavoro. Scola, Maccari e Scarpelli insegnano come si scrive la commedia all’italiana, un mix di comicità e dolore, passione e dramma, dolcezza e sentimento, sorriso e tristezza. Insomma, la vita. La commedia all’italiana è rappresentazione dell’esistenza, fa sorridere raccontando quel che siamo, non costruendo patetiche storie televisive.


Il film presenta l’insolito incontro di due attori straordinari come Marcello Mastroianni (consuetudine nei film di Scola) e Jack Lemmon (recita in inglese e interpreta un americano) che conferiscono spessore ai personaggi. Il regista racconta l’amicizia tra Robert, un manager americano (Lemmon) e Antonio, un impiegato napoletano (Mastroianni), che risale ai tempi della seconda Guerra Mondiale. L’americano era a Napoli per liberare il paese dalla presenza tedesca e aveva vissuto una breve storia d’amore con Maria (Sanfilippo), sorella di Antonio. Tornato a casa si era dimenticato di tutto, ma Antonio aveva tenuto vivo il ricordo del vecchio amore scrivendo a suo nome lettere ricche di passione. Robert era sempre stato presente nella famiglia napoletana con le fantastiche avventure inventate da Antonio - commediografo dilettante e autore di sceneggiate - anche quando Maria si era sposata e aveva avuto figli e nipoti. L’amicizia tra Antonio e Robert si rinsalda, nonostante uno screzio iniziale, l’americano vive la Napoli dei ricordi, rivede Maria, la sua famiglia, si emoziona pensando alla giovinezza. Nessuno gli chiede soldi, pure se è molto ricco e potrebbe aiutare, ma Antonio è orgoglioso, nobile d’animo, vuole soltanto amicizia. Alla fine Robert salverà il figlio di Antonio dalle mani dei camorristi, staccando un assegno da cinque milioni per rimborsare uno sgarro.


Maccheroni è commedia all’italiana pura, perché il finale è amaro, ma non troppo. Antonio muore d’infarto, ma tutti siedono al tavolino e servono un piatto di pasta al capotavola, sperano che non sia vero, che sia solo una morte apparente, che si alzi dal letto come era accaduto in passato.


Maccheroni è un film sull’amicizia, immutabile nel tempo, capace di rivitalizzarsi se stimolata dal ricordo di momenti vissuti insieme. Scola cita Bergman (Il posto delle fragole) con la sequenza flashback di Jack Lemmon che rivede il suo amore giovanile seduto su una panchina, fotografa Napoli con dovizia di particolari, realizza mirabili piani sequenza con i due attori sul lungomare, indaga la vita dei vicoli di Spaccanapoli, Mergellina, Posillipo, via Caracciolo. Robert trascura il lavoro per compiere un tuffo nel passato, si lascia sedurre dall’amicizia, rischia di perdere il posto di dirigente d’azienda e persino la causa con la moglie che chiede il divorzio. Sceglie di restare a Napoli per aiutare un amico con un figlio in difficoltà e dopo la sua morte improvvisa partecipa alla veglia funebre, sperando che non sia morto ma che si alzi dal letto per mangiare con loro. Scola sfuma sulle immagini di un piatto di maccheroni, i rintocchi della campana indicano le una, ora del possibile risveglio. Non sappiamo se accadrà davvero…


Mastroianni dà vita a un personaggio riuscito di napoletano sognatore, sopporta una modesta realtà da impiegato con velleità artistiche che sfoga nella sceneggiata e nella scrittura popolare. Un uomo che crede nell’amicizia, confida nel figlio e nel futuro, sin troppo credulone e pieno di orgoglio. Lemmon è molto espressivo nella caratterizzazione di un americano alle prese con i ricordi, vinto dalla genuinità di un intero popolo e dall’amore che tutti gli manifestano senza chiedere niente in cambio.  Tra gli attori merita una citazione Daria Nicolodi, in forma smagliante nei panni di una segretaria napoletana, innamorata del suo principale, ma con le idee piuttosto confuse.


Pino Farinotti concede tre stelle: “Attraverso l’antica amicizia, il pragmatico americano riscopre il fascino della magia napoletana e, dopo varie disavventure, arriva persino a sperare nei miracoli. Film intessuto di allegra malinconia”. Soltanto due stelle (ma tre di pubblico) per Morando Morandini: “Nella sua gradevolezza consolatoria è una commedia fiacca, flebile, di scarso spessore, specialmente nell’edizione parlata in italiano, e non bilingue.  Qualche invenzione brillante e finale a sorpresa”. Duetto di bravura”. Paolo Mereghetti è il più caustico. Soltanto una stella e mezzo: “Dalla riflessione amarognola sull’amicizia si passa alla farsa e poi al dramma, con sorpresina finale: Scola lascia spago agli attori e non risparmia i luoghi comuni sulla napoletanità”.
In ogni caso il film è la prima produzione italiana distribuita da una major nelle sale degli Stati Uniti. Armando Trovajoli compone una colonna sonora suggestiva e malinconica, mixando pezzi d’epoca e musica napoletana. Montaggio e fotografia da manuale.


Ettore Scola (1931) è tra i registi della migliore commedia all’italiana, erede anche lui di molte tematiche neorealiste che supera in un discorso filmico moderno e originale. Nasce come sceneggiatore di commedie e debutta alla regia con Se permette parliamo di donne (1964) interpretata da Vittorio Gassman, ma il suo tratto d’autore va ricercato nella commedia sociale che critica il costume e i difetti nazionali. Ne sono esempi film come Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968), Il commissario Pepe (1968) e Dramma della gelosia, tutti i particolari in cronaca (1969). Tra i suoi migliori film va citato C’eravamo tanto amati (1974), opera soffusa di malinconica ironia, che attraverso le vite incrociate di tre personaggi innamorati della stesa donna racconta trent’anni di storia italiana, rappresenta il crollo delle ideologie e rende omaggio al cinema italiano. C’eravamo tanto amati va oltre la commedia all’italiana e compone un affresco mirabile che mette al centro il sentimento del tempo che passa analizzando i tanti ideali traditi. Ettore Scola è un regista che difficilmente sbaglia un film e quando esce con una nuova opera ha sempre qualcosa da dire. Sono ottimi anche Brutti, sporchi e cattivi (1976), sgradevole e cinica operazione per presentare i problemi degli immigrati, La terrazza (1980), che segna la fine della commedia all’italiana, e Passione d’amore (1981), insolito film in costume per raccontare una storia di emarginazione. Il capolavoro di Ettore Scola resta Una giornata particolare (1977), una superba interpretazione di Marcello Mastroianni e Sophia Loren in un dramma psicologico consumato durante un breve incontro nel giorno della visita di Hitler a Roma. Sono interessanti alcuni film successivi sulla realtà italiana come La famiglia (1987), racconto di ottant’anni di storia privata, Che ora è (1989), sulla difficoltà di comunicare tra padre e figlio, e Mario, Maria e Mario (1993), storia pubblica e privata ai tempi della fine del partito comunista. Tra i lavori più recenti va citato La cena (1998), pellicola girata in un’unità di tempo e di luogo per raccontare diverse esistenze prese a simbolo della realtà contemporanea. Gente di Roma (2003) è il suo ultimo film, girato in digitale, ma non è all’altezza di tanti lavori precedenti, anche se si sforza di raccontare la società multietnica. Ettore Scola si segnala come regista impegnato e animato da una sincera coscienza civile che realizza cinema da metabolizzare e riflettere per comprendere la nostra storia.

Gordiano Lupi

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