Pierino contro tutti (1981) è uno dei film per cui sarà ricordato Marino Girolami, che con questa pellicola rivitalizza il barzelletta movie e apre la strada a una serie infinita di sequel apocrifi. I veri film di Pierino vedono Alvaro Vitali dare corpo a una serie di barzellette scurrili e risapute, inaugurando un filone che fa furore per un paio d’anni nel cinema italiano. Michela Miti impersona la supplente sexy che fa andare Pierino (e il pubblico) in visibilio quando mostra le gambe dietro la cattedra e si abbandona a brevi scene di nudo. La serie ufficiale prosegue con Pierino medico della S.A.U.B. di Giuliano Carnimeo (1981), in realtà una sorta di parodia de Il medico della mutua (1968) di Luigi Zampa poco collegata a Pierino. Pierino colpisce ancora di Marino Girolami (1982) è il vero sequel, l’ultimo Pierino realizzato da Girolami che girerà anche una miniserie televisiva diffusa soltanto da alcune reti private del Lazio. Pierino torna a scuola di Mariano Laurenti (1990) è il canto del cigno del sottogenere, un remake tardivo che vede l’ex miss Italia Nadia Bengala al posto di Michela Miti, la sora Lella invece del nonno Riccardo Billi e Giulio Massimini per Enzo Liberti. Citiamo anche un orribile Pierino Stecchino, girato nel 1992 da Claudio Fragasso, che riscuote una fredda accoglienza da parte del pubblico. Alvaro Vitali prende in giro Roberto Benigni e ironizza sul suo Johnny Stecchino, ma non è Totò e neppure Franco e Ciccio. Il successo della serie ufficiale produce un proliferarsi di falsi pierini come il terribile Pierino il fichissimo di Alessandro Metz (1981), sceneggiato da Sacchetti e interpretato da Maurizio Esposito. Pierino aiutante messo comunale… praticamente spione di Mario Bianchi (1981) è un altro imbarazzante prodotto che si salva per la conturbante presenza di Laura Gemser. Il tremendo (in tutti i sensi) Pierino di turno si chiama Tony Raggetti e i suoi siparietti comici sono irritanti. Il film è composto da una serie di avventure scollegate tra loro e il solo interesse per lo spettatore resta la dottoressa Gemser, medico condotto a Bolsena. Forse ce ne saranno anche altri, non è facile tenere il conto di una serie di prodotti di serie C che fanno il verso al modello originale. Tra tutti i Pierini apocrifi non c’è dubbio che Pierino la peste alla riscossa (1982) di Umberto Lenzi è quello girato con maggiore professionalità e con attori degni di questo nome. Il Pierino di Lenzi è il toscanissimo Giorgio Ariani.
Pierino contro tutti (1981) è scritto e sceneggiato dal regista con la collaborazione di Vincenzo Mannino e Gianfranco Clerici, pure se per raccogliere un po’ di vecchie barzellette non servivano grandi soggettisti. La fotografia (pessima) è di Federico Zanni e il montaggio (serrato) di Alberto Moriani. Le scenografie sono di Vincenzo Morozzi e le musiche (divertenti) di Berto Pisano. Gli interpreti principali sono Alvaro Vitali (Pierino), Riccardo Billi (il nonno sporcaccione), Enzo Liberti (il padre di Pierino) e Michela Miti (la supplente bona). Da non sottovalutare le presenze comiche di Toni Ucci, Sophia Lombardo, Michele Gammino, Enzo Robutti, Deddi Savagnone, Cristina Moffa, Francesca Romana Coluzzi, Enzo Garinei e Salvatore Baccaro. La genesi del primo Pierino la racconta Alvaro Vitali alla rivista Dynamo: “Marino viene da me e mi dice: perché non diamo un volto al mitico Pierino e non mettiamo in scena le sue barzellette? Comprammo un’intera collana di libri di barzellette, con i quali andavamo sul set e decidevamo, giorno per giorno, quelle da girare. Avemmo un successo inaspettato. Mi ricordo che Sergio Leone andò a vedere il film al cinema e non credette ai suoi occhi, quando gli spettatori si alzarono in piedi per applaudire una battuta particolarmente divertente”. Pierino è uno scolaro terribile che combina scherzi atroci a compagni di scuola, insegnanti e genitori, ma raccontare la trama è quasi impossibile. Girolami salva quel poco che resta della commedia sexy inserendo nel cast una sensuale Michela Miti che vediamo completamente nuda durante un sogno di Pierino. Non solo. Ci sono anche diverse sequenze spiate dal buco della serratura e alcune visioni maliziose sotto la cattedra con la supplente che manda in visibilio il ragazzino terribile. La pellicola è costruita su una serie di gag e battute così volgari da far dire a Mereghetti che l’ultimo gradino della commediaccia all’italiana è una regressione all’infanzia e alle barzellette sulla cacca. Il critico milanese rimpiange il vecchio Vitali, comparsa felliniana e splendida spalla di Montagnani e Banfi che non meritava di essere bruciato così in fretta. Non lo ha visto come spalla di Dario Ballantini nel televisivo Striscia la notizia (2007 - 2008) altrimenti rivaluterebbe le interpretazioni della serie Pierino. Marco Giusti sostiene che la maggior parte delle barzellette sono risapute (è vero), ma nonostante le banalità il film è divertente.
Pierino colpisce ancora (1982) viene realizzato da Girolami sulla scia del successo del film originale e la squadra dei collaboratori tecnici non cambia. Produce e distribuisce sempre Medusa. Il cast degli attori è quasi identico, soprattutto per le parti principali, ma non è la stessa cosa del primo Pierino, anche perché il mercato è saturo e le barzellette sono state riciclate in tutte le salse. Il sequel originale non riesce ad arrivare nelle sale prima dei sequel apocrifi, anche se Alvaro Vitali si ostina a dire negli spot pubblicitari che lui è l’unico vero inimitabile Pierino. Aggiunge che gli altri fratelli sono tutti figli de… e accompagna l’affermazione con la caratteristica risata come quando domanda se ci deve andare col fischio o senza…La trama è soltanto una scusa per dare il via a una serie di barzellette. Pierino è sempre più pestifero, il padre lo mette prima in collegio e poi gli trova qualche lavoro. Niente da fare. La sola vocazione di Pierino è quella di combinare guai. Marino Girolami difende un genere che ha inventato e afferma: “Girerò altri Pierini, se me lo chiederanno, lo farò fino all’esaurimento…”. Il genere inflaziona il mercato e si esaurisce nel giro di pochi mesi, al punto che Girolami abbandona il progetto cinematografico per riversarlo su una sit - com televisiva di poco successo.
Giggi il bullo (1982) è il canto del cigno di un grande artigiano come Girolami che cerca di lanciare Alvaro Vitali in un ruolo da protagonista con una certa complessità di trama. La pellicola, scritta e sceneggiata dal regista insieme a Carlo Veo, non va oltre il tentativo di raccontare le avventure di un buffo teppista di periferia. Battute risapute, dialetto trucido alla Tomas Milian, cazzotti e furberie, rappresentano il sale di una farsa sguaiata e poco comica che delude tutti. Fotografia di Federico Zanni, montaggio di Alberto Moriani, musiche di Paolo Rustichelli, aiuto regista Romano Scandariato. Producono Dania e Medusa (che distribuisce). Interpreti: Alvaro Vitali, Adriana Russo, Cinzia De Carolis, Marcello Furgiuele e Susanna Fassetta. Un film che non riscuote nessun successo e che conclude male l’onesta carriera da artigiano di Marino Girolami.
Giuliano Carnimeo gira il miglior Pierino della serie apocrifa con Pierino medico della Saub (1981), in pratica Il medico della mutua (1968) di Luigi Zampa con Alberto Sordi, rivisto e corretto in versione Alvaro Vitali. La pellicola è solo un falso Pierino, perché dice le cose migliori come parodia del famoso film e presenta un secondo ruolo per Vitali da nipotino terribile, dove interpreta il ruolo di Pierino. Si racconta che uno spettatore di Taranto denunciò la produzione per truffa, visto che aveva pagato per assistere a un film della serie Pierino invece non c’erano molte barzellette. Nella pellicola troviamo Alvaro Vitali, Mario Carotenuto, Mario Feliciani, Serena Bennato, Pino Ferrara, Anna Campori, Angelo Pellegrino, Enzo Garinei, Mario De Vico, Ester Carloni, Sabrina Siani, Gianni Ciardo, Salvatore Baccaro, Jimmy il Fenomeno e Franca Scagnetti. Vitali è il dottor Gasperoni, medico laureato ad Addis Abeba grazie alle raccomandazioni del padre (Carotenuto). Il film entra nel vivo quando Vitali conquista un posto da assistente nel reparto del professor Tambroni, svolge maldestre funzioni da primario e fa ricoverare parenti e amici. Un’ispezione del ministero procura non pochi problemi. Sabrina Siani rappresenta la sola variabile sexy di un film soprattutto comico, ma si limita a una rapida esposizione di seni. Vitali non può esimersi dalle battute di grana grossa che caratterizzano il suo personaggio, ma lo ritiene il suo film più vero.
Pierino aiutante messo comunale… praticamente spione (1981) si ricorda solo per la presenza di un’affascinante Laura Gemser. Mario Bianchi firma come Alan W. Cools uno dei tanti Pierini apocrifi che imperversavano sul grande schermo dopo il successo di Alvaro Vitali. Laura è la dottoressa Barbara, medico condotto di Bolsena, e il terribile (in tutti i sensi) Pierino di turno si chiama Tony Raggetti. Il film è composto da una serie di avventure scollegate tra loro e tenute insieme dall’esile collante della bellezza di Laura Gemser e delle insulse battute di Raggetti. Nel cast c’è anche Gabriele Tinti, amante della dottoressa, che ci regala le scene più sexy della pellicola e diversi amplessi ai limiti del porno. La storia ruota attorno all’amore tra la figlia del sindaco democristiano e il rampollo dell’ex sindaco comunista di Bolsena.
L'edizione spagnola del pessimo film apocrifo
Laura Gemser riesce a compiere una sorta di “compromesso storico erotico” e con un pizzico di furbizia fa sposare i due ragazzi contro il volere dei genitori. Come premio si porta a letto anche il giovane figlio dell’ex sindaco comunista, ma solo per una volta, da brava Emanuelle fedele al ruolo cinematografico di donna amante del sesso che non si innamora mai. Citiamo anche un divertente Nino Terzo, che impersona l’assessore Cipolla, pure se il sindaco lo chiama con tutti i nomi di ortaggi possibili meno che Cipolla. La gag ricorda Totò però funziona. Tony Raggetti è il solo a non funzionare. Le sue battutacce da Pierino dei poveri sono patetiche e si rimpiange Alvaro Vitali. A parte questo, la presenza di un Pierino in una trama come questa si giustifica solo con esigenze di botteghino. In quel periodo bastava inserire nel titolo la parola Pierino per far accorrere in sala centinaia di ragazzini. Laura Gemser è bellissima e fin dal suo arrivo a Bolsena come medico condotto sconvolge il tranquillo tran tran del paese, fa squagliare i gelati in mano agli uomini seduti al bar e provoca incidenti perché gli autisti guardano lei invece che la strada. Il sindaco chiede un colloquio con la dottoressa e mentre parla ammira le sue gambe nude che fuoriescono da uno spacco vertiginoso. Arriva la moglie e pone fine all’idillio a suon di botte, pure se il povero sindaco non aveva fatto niente di male. Laura Gemser si mostra nuda in un paio di classiche docce e diventa l’attrazione del paese, per via di un vicino di casa che affitta un cannocchiale per osservarla nuda quando si lava o mentre fa l’amore. Ricordiamo alcuni ottimi numeri di strip e di vestizioni sensuali che permettono al regista di fotografare Laura Gemser in pose da film hard. Mario Bianchi è uno specialista in tal senso e lo vediamo pure con Femi Benussi (non accreditata nei titoli) che riveste un ruolo secondario come serva dell’ex sindaco. Femi Benussi viene inquadrata dal basso verso l’alto mentre sale una scala, mostra le lunghe gambe e un bel posteriore, che il padrone di casa accarezza con piacere. Il film è girato male, in video, stile pellicola porno, con poche lire e con poca passione, le idee mancano e spesso si sfiora il ridicolo per la pochezza delle situazioni comiche. Gli amanti del trash non lo devono perdere perché ci sono sequenze davvero epocali. Laura Gemser e Femi Benussi rivalutano la pellicola con qualche scena di nudo.
Pierino la peste alla riscossa (1982) è un lavoro atipico per Umberto Lenzi come lo è per Dardano Sacchetti, autore di un soggetto comico realizzato raschiando il barile delle barzellette più triviali. Sacchetti è autore conosciuto soprattutto per poliziottesco, horror, thriller e cinema d’azione di vario tipo. Pure per lui questa incursione nel sottogenere pierinesco è dovuta a motivi squisitamente alimentari. La sceneggiatura è sempre di Sacchetti che viene coadiuvato dal diligente Giorgio Mariuzzo, mentre le scenografie sono di Massimo Lentini. Questo collage di barzellette è montato in maniera rapida e decorosa da Gianfranco Amicucci e la fotografia porta la firma di Guglielmo Mancori. La musica divertente e ai limiti del trash è di Walter Rizzati che s’inventa una mitica sigla di testa cantata da Giorgio Ariani e da Lella Fabrizi. La pellicola è prodotta da Fabrizio De Angelis per la Fulvia Film e la Flora Film e vede Lillo Vannini come direttore di produzione. Interpreti: Giorgio Ariani, Jenny Tamburi, Didi Perego, Lucia Cassini, Lella Fabrizi, Ugo Fangareggi, Giacomo Rizzo, Enzo Robutti, Renzo Montagnani, Mario Brega, Adriana Facchetti, Tiberio Murgia, Luigi Leoni, Enzo Andronio e Serena Grandi. La pellicola è inquadrabile come un Pierino apocrifo per la mancanza di Alvaro Vitali, attore simbolo della serie ufficiale.
Pierino la peste alla riscossa è il miglior prodotto di questo sottogenere cinematografico, quello girato con maggiore professionalità e con attori degni di questo nome. La trovata più esilarante del film è la canzone che accompagna la sigla di testa che vede una sorta di fumetto con protagonista Ariani - Pierino. Walter Rizzati è davvero bravo a comporre una marcetta trash con Giorgio Ariani che canta: “Pierino la peste che genio che testa/ le studio le invento le fo/ se vedo un reattore che va fuori di pista/ Pierino, io forse lo so./ Son proprio un tesoro/ è pieno di pepe quel vino che beve papà/ ho messo il carburo nell’acqua del water/ la nonna così scoppierà…” E la nonna (la sora Lella) risponde: “Ahi, ahi, ahi!/ Pierino tutto questo non si fa/ prendi pe’ fondelli questa nostra società/ Ahi, ahi, ahi!/ Pierino non lo devi dire più/ che chi fa casino al mondo non sei solo tu…”. Il motivetto di Pierino la peste ci accompagna per tutto il film e fa da colonna sonora nei momenti di maggiore comicità. La pellicola si sviluppa con una serie di barzellette collegate tra loro dal filo conduttore delle avventure scolastiche di Pierino. Ci sono alcuni momenti comici di buon livello, come i siparietti nella farmacia gestita dal babbo di Pierino e le divertenti incursioni di Renzo Montagnani nei panni di un pazzo scatenato. La cosa incomprensibile è la toscanità di un Pierino come Giorgio Ariani, che vive a Roma, ha due genitori romani (Mario Brega e Didi Perego) e una nonna romanissima come l’ottima Lella Fabrizi. Il film è così assurdo e ai limiti del trash che certe cose non sono importanti, anche perché lo spettatore attende solo il momento comico e la battutaccia per ridere a quattro ganasce. Cito qualche perla raccolta nel florilegio di barzellette saccheggiate da Dardano Sacchetti. Il babbo di Pierino scorreggia e il figlio propone un silenziatore per il culo. Pierino alla nonna: “Ma se non scopi, non fumi, non bevi, che festeggi a fa’?”. Pierino con una candela da chiesa in mano che consegna a un ragazzo in moto: “Accenditelo al culo così diventi super jet”. Pierino: “Io vo’ a gas” (e scorreggia). Un vigile lo ferma e dice: “Bollo!”. Pierino: “Beato lei. Io sto’ a morì dal freddo”. Barista (la spalla per antonomasia Enzo Andronico): “Voglio vedere lo scontrino!”. Pierino prende due modellini di auto e li picchia insieme. Pierino sugli omosessuali: “Un ricchione è un dirottatore di uccelli” e poi rivolto al bidello che si chiama Orazio: “I Curiazi sono quelli che cacano e non sono mai sazi”. E ancora: “Ti ho fatto venire un cappuccino”. Alle sue parole segue l’ingresso a scuola di un frate. A parte le barzellette, sono divertenti i momenti scolastici dove Giacomo Rizzo è il professore soprannominato cammello che i ragazzi prendono di mira con scherzi atroci. Pierino recita “San Martino” del Carducci grazie a un registratore, incolla la sedia del professore, cambia la cassetta per far recitare a un amico una serie di offese e via di questo passo. La bruttissima direttrice è interpretata dalla spiritosa Adriana Facchetti che ogni tanto irrompe nell’aula dove Pierino imperversa. Pierino: “Professore, secondo me lei ha 36 anni”. Rizzo: “Bravo Pierino. Come fai a saperlo?”. Pierino: “Ho un cugino che ha 18 anni ed è mezzo stronzo”.
Jenny Tamburi
Un’affascinante Pierino la peste alla riscossa è la professoressa Bonazzi che i ragazzini spiano al bagno grazie a un periscopio artigianale. Lenzi inserisce una breve parentesi di commedia sexy con la Tamburi che si fa ammirare seminuda con mutande di pizzo e giarrettiere. Jenny Tamburi (alias Luciana Tamburini) non sfigura per niente nel confronto con la Michela Miti della serie originale, anche perché lei era un’attrice vera che sapeva rivestire tutti i ruoli. Jenny Tamburi è morta nel 2006, a soli 53 anni, dopo una lunga malattia e va ricordata per interpretazioni come Liquirizia di Samperi, Peccati di famiglia, La seduzione e molti altri film dell’erotico - soft. Jenny Tamburi non ha mai rinnegato il suo passato di attrice sexy, anzi ne andava (giustamente) orgogliosa. Negli ultimi anni della sua vita aveva aperto una scuola di recitazione e lavorava come direttrice di casting per Rai e Mediaset. Il film prosegue tra battute e battutacce spesso inserite nella trama per allungare il brodo, come quando Pierino incontra tre cinesi e assistiamo a una serie di dialoghi idioti a base di Cionfurgoncin, Urinasumuri e Cacapocochifapocomoto. In farmacia ricordiamo i numeri di Enzo Robutti, un cliente cavallo che nitrisce e ha le scarpe ferrate, al punto che Mario Brega lo autorizza a cacare per strada. Pierino filosofeggia sui rutti come “scorregge che prendono l’ascensore” e cura una signora malata di aerofagia mettendo ogni cosa al suo posto. Lucia Cassini è la cameriera di casa fidanzata con un carabiniere stupido che dà il via a una serie di barzellette sull’Arma. Serena Grandi riveste un ruolo modesto come cameriera nel bar di Enzo Andronico, ma non fa vedere niente. Giorgio Ariani è abbastanza divertente come tipo di comicità gretta e genuina, pure se rende di più nel cabaret che in una pellicola dove soffre la lunga distanza. Le trovate comiche sono spesso ridicole e risapute. Il test della lumaca per scoprire se uno ha le corna, la vernice fresca e la maglia di lana, le barzellette sugli animali allo zoo e via dicendo. Da citare una serie di doppi sensi piuttosto triviali legati all’equivoco tra uccello e tema. Tamburi: “Ho visto quello di tutti ma non il tuo”. “Quello di Carletti era un po’ moscio…”. Quando la Tamburi afferma che vuole vederlo assolutamente, Pierino ha già i pantaloni calati, ma in quel momento comprende che si tratta solo del compito di italiano. Allo zoo si ricalca la battuta di Nando Cicero e il doppio senso tra fica e foca quando una signora cade ed esclama: “Che cozzo!”. Ma siccome cade a gambe larghe e fa vedere le mutande, Pierino risponde: “Che foca!”. Arriva il fidanzato e lui subito indica la foca dello zoo per salvarsi dalla reazione dell’uomo. Allo zoo assistiamo agli amoreggiamenti tra Rizzo e la Tamburi che non trovano mai il modo di stare da soli e Pierino li interrompe a colpi di cacca in faccia al professore. A questo punto entra in scena Renzo Montagnani, che alza il tasso comico del film con una parte da ispettore scolastico che si complimenta con Pierino pure se dice una serie di idiozie. Quando arrivano gli infermieri in classe si scopre che è solo un pazzo che ogni tanto scappa dal manicomio. La pellicola presenta anche una parte sexy comica con la Tamburi e Rizzo che amoreggiano nel bagno dei professori. Non si vede molto, ma la Tamburi è brava e sensuale quando sgambetta tra le braccia dell’amante e mostra le gambe velate da calze trasparenti e slip bianchi. Pierino toglie la luce, trova il modo di far finire la brutta direttrice tra le braccia di Rizzo e poi fa entrare di nuovo la Tamburi. La scena sexy diventa farsa con il povero Rizzo preso a ceffoni dalle due donne. Un altro cammeo di Montagnani lo vediamo al ristorante dove interpreta il presidente dell’ordine dei farmacisti e promette al padre di Pierino altre farmacie. Montagnani balla con la cameriera, recita la poesia meglio puzzar di merda che di povero, prende in giro tutti e alla fine arrivano gli infermieri e lo portano via insieme al babbo di Pierino che viene preso per pazzo. L’ultimo cammeo di Montagnani è nei panni del Ministro della Pubblica Istruzione che tra lo stupore generale premia Pierino come bambino dell’anno. Pierino riconosce il pazzo e dice: “Vorrei che tu fossi il mio babbo”. Invitato a fare un discorso, emette una pernacchia e conclude la storia come una perfetta pochade. Mereghetti è molto caustico: “Serie di barzellette su Pierino, interpretato da un imbarazzante Ariani. Squallido tentativo di agganciarsi al successo dei già mediocri film di Girolami con Vitali”. Farinotti afferma: “Non c’è storia, soltanto una raffica di gags: il film è un sottoprodotto del filone pierinesco lanciato da Vitali, qui assente, mai rimpianta star della risata a sfondo gastrointestinalsessuale”. Non condivido il rigore critico con cui si affrontano film come questi, che pure hanno caratterizzato un periodo storico non solo del cinema ma anche del costume italiano. Se cerchiamo la storia in un barzelletta movie vuol dire che non abbiamo compreso la funzione catartica e liberatoria di certe pellicole. I film della serie pierinesca, originali o apocrifi che fossero, vivevano soprattutto per la loro volgarità, anarchia e inosservanza degli schemi cinematografici. Erano pellicole politicamente scorrette, irriverenti e assurde, ma rappresentavano bene un sano e sboccato divertimento che il pubblico in quel preciso momento storico chiedeva al cinema. Pierino la peste alla riscossa è il migliore tra i pierini apocrifi, soprattutto perché gode di un cast di attori eccellente e anche il protagonista Ariani ha una sua buffa originalità. Mario Brega, Didi Perego, Lella Fabrizi, Jenny Tamburi, Giacomo Rizzo ed Enzo Robutti contribuiscono a elevare la qualità del film. Nessuno si aspetti di vedere un capolavoro, ma all’interno del barzelletta movie questo film di Lenzi (girato per motivi alimentari) ha una sua dignità.
Quella peste di Pierina (1982) è un pessimo apocrifo femminile della serie girato da Michele Massimo Tarantini. Piero Regnoli scrive e sceneggia un lavoro indefinibile, un ibrido tra barzelletta movie e commedia sexy che non vede nessuno. Fotografia di Pasquale Fanetti, musiche di Franco Campanino e montaggio di Alessandro Lucidi. Produce Cesare Jacolucci per Ladan Film. Interpreti: Marina Marfoglia, Oreste Lionello, Lucio Montanaro, Carmen Russo, Adriana Facchetti, Francesca Romana Coluzzi, Enzo Andronico, Jimmy il Fenomeno, Ugo Fangareggi, Galliano Sbarra, Clara Colosimo, Giuseppe Cairelli, Antonio Viespoli, Bruno Rosa e Maurizio Mattioli. Si tratta dell’unico Pierino versione femminile che affida la parte comica a Marina Marfoglia ma soprattutto a Lucio Montanaro e Oreste Lionello. Il suo handicap più grave sta nella scelta di un’attrice poco adatta come la Marfoglia , anche se la frase di lancio afferma: Di Pierini ce ne sono tanti… ma Pierina li batte tutti quanti! Il film esce in piena guerra dei Pierini dopo il successo di Marino Girolami con Alvaro Vitali, sfrutta una serie di barzellette residuali e raschia il barile della comicità scolastica, realizzando una serie di scenette comiche con poco ritmo e solo parzialmente collegate. Lucio Montanaro è il più credibile come unico alunno maschio in una sezione femminile e innamorato incompreso di Pierina che usa la scoreggia come arma di difesa. Marina Marfoglia duetta con Carmen Russo (sorella sexy) a colpi di “Con quel culo che ti ritrovi dev’essere una fatica portarlo a spasso!” e soprattutto fa scappare di casa tutti i fidanzati. Carmen Russo è la sola variante sexy in un film dichiaratamente farsesco e spesso la macchina da presa insiste sul suo corpo seminudo, nella vasca e vestito di completi intimi seducenti. La commedia sexy fa capolino quando la Marfoglia spia la sorella dal buco della chiave mentre amoreggia con un fidanzato bersagliere. Sequenza innovativa perché non avevamo mai visto nel cinema comico - erotico una donna spiare un’altra donna, pure se Pierina non ha caratteristiche femminili ed è vista come una sorta di Gian Burrasca. Carmen Russo ha tutti fidanzati militari, ma il più trash e surreale è Ugo Fangareggi che mentre la ragazza si spoglia racconta stupide barzellette sui carabinieri. Un fidanzato marinaio viene allontanato perché Pierina lo convince che è capitato in una casa chiusa e che la sorella fa la prostituta. Francesca Romana Coluzzi è una giunonica professoressa di educazione fisica e sessuologia che spiega il Tampax e Pierina ribatte che è il lecca lecca del bambino. Il film procede a suon di scherzacci, battute volgari, presidi arroganti, professori inetti, studenti svogliati, pernacchie, scoregge e situazioni ispirate al Pierino di Girolami. Oreste Lionello interpreta un surreale professor Alceo Taccone, detto Il Tigre, così temibile che parla un buffo tedesco da nazista, porta baffetti stile Hitler, ha una protesi di ferro al posto della mano destra, mette sull’attenti vestiti e cappelli, pretende il saluto romano. Pierina prende in giro anche lui e va citata la serie di battute volgarissima tra Montanaro, Marfoglia e Lionello: “Il melo dà la mela, il pero dà la pera, il fico dà la fica, il caco la cacata e il finocchio dà il culo”. Siamo al massimo del trash. Adriana Facchetti interpreta una divertente nonna di Pierina che si spaccia per madre, concupisce il preside ricordando un vecchio amore e facendo credere che la ragazza è sua figlia. Il finale della parte comica vede ancora Lionello e Pierina a scuola per uno scambio di battute volgarissimo. Lionello: “Come si scrive uccello?” Marfoglia: Con due zeta!” Lionello: “Mi spiego meglio. Cosa deve avere l’uccello per essere perfetto? Marfoglia: “Due palle così!”. Il film si conclude come peggio non potrebbe, ma diverte ancora come manifesto di un’epoca e come icona della comicità trash.
Mariano Laurenti ci riprova nel 1990 con Pierino torna a scuola, tentativo non riuscito di riprendere il discorso del barzelletta movie riproponendo un personaggio di culto. Alvaro Vitali non è più affiancato da Michela Miti, ma da Nadia Bengala, fresca Miss Italia. Elena Fabrizi e Bruno Minniti completano il cast. Pierino è disoccupato, decide di tornare a scuola, si innamora della supplente e finisce nell’esercito. Il regista lascia anche spazio per un improbabile sequel militare che per fortuna nessuno si è mai sognato di girare. Un film sconclusionato che ha perso tutta la freschezza e la dissacrante volgarità del Pierino contro tutti (1981) di Marino Girolami. La fotografia è pessima, la pellicola è girata male, la sceneggiatura (partecipa anche Vitali) è piena zeppa di buchi, al punto che il film sembra un collage di ritagli pescati dagli avanzi dei vecchi film. Laurenti inserisce tante barzellette risapute, Elena Fabrizi (la sora Lella) è divertente nei panni della nonna di Pierino, Vitali prova a scatenarsi con battutacce rivolte alla Bengala (si chiama Rizzi), tipo Rizzi…Rizzi mi s’addrizzi!, ma non basta. Tutto ha il sapore del tempo passato.
Per vedere qualche sequenza dai film di Pierino...
Da Pierino torna a scuola: http://www.youtube.com/watch?v=dpHWJEn6An4
Da Pierino contro tutti, Chicago di notte: http://www.youtube.com/watch?v=qzPzLEBTpsI
Il tema di Pierino: http://www.youtube.com/watch?NR=1&feature=endscreen&v=BTpSdgga9jo
Pierino, la maestra e la pipì: http://www.youtube.com/watch?v=SpWaShJQZ_I&feature=related
Il meglio di Pierino: http://www.youtube.com/watch?v=hmXK_sg--uc&feature=related
Gordiano Lupi
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