mercoledì 9 maggio 2012

Gli amanti latini - Latin Lovers (1965)

di Mario Costa


Regia. Mario Costa. Soggetto e Sceneggiatura: Bruno Corbucci, Ugo Liberatore, Gianni Grimaldi, Fulvio Gicca Palli. Musiche: Carlo Savina. Fotografia: Alberto Fusi. Montaggio: Giammaria Messeri. Scenografia: Arrigo Equini. Aiuto regista: Alfredo Antonini. Direttore di Produzione: Tommaso Sagone. Produzione: Filmes Cinematografica, Euro International Films. Girato negli Stabilimenti De Paolis - Incir. Interpreti - La grande conquista: Toni Ucci, Vittorio Congia, Alicia Brandet, Eva Gioia. Il telefono consolatore: Gisella Sofio, Aldo Giuffré, Gara Granda, Antonio De Teffé, Luigi Tosi. L’irreparabile: Aldo Puglisi, Jolanda Modio, Francesco Mulé, Pietro Tordi, Enzo Garinei, Carletto Sposito, Elena Nicolai, Nerina Montagnani, Armando Curcio. Amore e morte: Totò, Mario Castellani, Michele Malaspina, Annie Gorassini, Luisa Alberti, Angela Minervini, Nando Angelini. Gli amanti latini: Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Tanya Beryl, Betsy Bell, Enzo Andronico.


Mario Costa (1904 - 1995) è uno specialista nel genere film - opera, ma nel mondo del cinema - dove entra molto giovane - lavora anche come assistente al montaggio,ispettore di produzione, soggettista e sceneggiatore. Montatore all’Istituto Luce, autore di cortometraggi e documentari, debutta nel film a soggetto con La sua strada (1943). Porta su grande schermo molte opere liriche e dirige pellicole commerciali - peplum, avventurose e sentimentali - fino al suo ultimo lavoro datato 1970 (La belva).


Gli amanti latini (1965) è il penultimo film di Costa, la sola incursione nei Franco & Ciccio movies e una delle rare commedie, genere di cui non è molto esperto, girata in bianco e nero.  Il film comincia con le note della colonna sonora Latin Lovers: “Noi siamo gli amanti latini/ viviamo soltanto d’amor!” che accompagnano l’intera visione. La pellicola è una commedia a episodi non molto uniformi tra loro, senza un vero e proprio filo conduttore, visto che il primo (La grande conquista) e il quinto (Gli amanti latini) sono riconducibili ai cliché della commedia balneare, il secondo (Il telefono consolatore) è una pochade surreale, il terzo (L’irreparabile) è commedia all’italiana stile Sedotta e abbandonata o Matrimonio all’italiana (in piccolo), mentre il quarto (Amore e morte) è puro avanspettacolo che si basa sulla bravura di Totò. Vediamo in breve le trame.


La grande conquista vede Toni Ucci invaghito di una splendida americana che finisce nella sua rete truffaldina e si deve accontentare della bruttissima cugina. Il telefono consolatore, scritto da Ugo Liberatore e Fulvio Gicca Palli, mostra una sexy Gisella Sofio impegnata a convincere una moglie riluttante ad andare a letto con il marito (Giuffré), ma la protagonista deve fare i conti con le sue voglie represse. L’irreparabile è commedia siciliana che racconta le vicissitudini di un matrimonio riparatore voluto con tutte le forze dalla famiglia di una sposa non illibata. Ottimo Aldo Puglisi, ma non è da meno Francesco Mulé nei panni di un retorico avvocato, così come sono bravi gli amici del futuro sposo, Carletto Sposito ed Enzo Garinei. Amore e morte mette in primo piano un grande Totò, coadiuvato dalla spalla Mario Castellani, che ritira in ospedale un referto negativo, lo scambia con uno positivo e finge una grave malattia per assentarsi dal lavoro con una discreta somma e spassarsela con la bella amante (Annie Gorassini). Gli amanti latini dà il titolo al film e racconta le irresistibili avventure di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia a caccia di turiste straniere a Taormina. Ciccio è un grande contafrottole e convince l’amico di essere un infallibile seduttore. Franco conosce una tedesca che si fa pagare una settimana di vacanze e poi lo manda in bianco, ma lui si vanta con Ciccio di averla conquistata. La tedesca bissa il trucco con Ciccio, raddoppiando la cifra richiesta e minacciando di fare una scandalo se oserà toccarla. Alla fine Franco e Ciccio si confessano la verità e decidono di riferire cose ben diverse agli amici quando faranno ritorno a casa.


Molto bravi gli attori che interpretano sceneggiature non esaltanti con battute ai minimi termini e storie a livello di barzelletta. Toni Ucci è eccellente nel ruolo sordiano da maestro seduttore che insegna la vita a Vittorio Congia, consigliando avventure con americane. Alicia Brandet appare in costume da bagno e in babydoll ed rappresenta l’elemento sexy del segmento. Gisella Sofio è sexy quanto brava in un ruolo da consolatrice che fa ingelosire una moglie recalcitrante. Aldo Puglisi è un perfetto siciliano geloso anche se un po’ stereotipato, ma Francesco Mulè avvocato è fantastico: “La verità non si deve mai dire. Per questo ci sono gli avvocati!”. Totò è stratosferico: recita quasi improvvisando tutta la parte in ospedale quando duetta a memoria con Mario Castellani dando il via a una serie di equivoci e malintesi. Cabaret e avanspettacolo si uniscono con una suspense niente male che ci accompagna verso una parte comico drammatica interpretata magistralmente. Franco Franchi e Ciccio Ingrassia sono al massimo della forma. Franco fa il galletto con le donne, si definisce un latrin lover, ulula come un lupo, fa smorfie a tutto spiano. Ciccio è compassato ma efficace, un finto seduttore da manuale che deride l’amico ma alla fine resta gabbato. Alcune battute. Ciccio: “Tu non hai il savoir faire!”. Franco: “Ciccio, ma che parli bisestile!”. Ciccio: “I rifiuti delle mie conquiste li lascio ai lupi!”. Franco (ulula): “Il tuo lupacchiotto sono!”. E ancora. “Ciccio, sei come Camay che seduce tre volte!”, citando un carosello del tempo. La parte sexy è nelle mani di Tania Beryl che mostra le gambe indossando un bikini sulla spiaggia di Taormina e un babydoll prima di mandare in bianco i nostri eroi. “L’importante è quello che si dice non quello che si fa”, è la filosofia di Franco e Ciccio, che simboleggia il mito del gallismo italiano. Perché, come dice Ciccio, “Siamo latrin lover!”.

Ciccio Ingrassia e Tanya Beryl

La critica stronca senza pietà una pellicola di poche pretese che -  nonostante una sceneggiatura modesta - ancora strappa il sorriso. Paolo Mereghetti (una stella): “Niente più che cinque barzellette stiracchiate sul mito del gallismo nazionale, nelle quali naturalmente le donne si mostrano più furbe (e più immorali) degli uomini: il livello delle battute è quello di Franco Franchi che si definisce un latrin lover. Nemmeno Totò riesce a dare spessore a un personaggio fondamentalmente antipatico”. Pino Farinotti (due stelle): Film a episodi di scarso rilievo. Gli intenti satirici, che supponiamo fossero alle radici del film, scadono al livello di barzellette”. Morando Morandini concede una stella e mezzo ma non ritiene opportuno raccontare trame e motivare. A nostro giudizio molto migliore di quel che ci vogliono far credere. 

Per vedere il film on line: http://www.youtube.com/watch?v=mI3OBcMAYIw

Gordiano Lupi

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