giovedì 30 ottobre 2014

Il sospetto (2012)

di Thomas Vinterberg

 
Regia: Thomas Vinterberg. Sceneggiatura: Tobias Lindholm, Thomas Vinterberg. Fotografia: Charlotte Bruus Christensen. Montaggio: Janus Billeskov Jansen, Anne Osterud. Interpreti: Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Susse Wold, Annika Wedderkopp, Lasse Fogelstrom, Anne Louise Hassing, Lars Ranthe, Alexandra Rapaport. Produzione: Mette Host Hansen, Sisse Graum Jorgensen, Martin Kaufmann, Thomas Vinterberg, Jessica Ask.

 
Thomas Vinterberg (1969) è un ottimo regista danese, esponente del movimento Dogma 95, seguace di Lars Von Trier, candidato Premio Oscar 2015 per il miglior film straniero, Palma d’Oro a Cannes 2014, con Il sospetto, per l’interpretazione magistrale di Mads Mikkelsen. Il progetto teorico di Vinterberg prevede “un cinema purificato e senza artifici, che deve rispettare le unità aristoteliche di tempo, spazio e azione”. Thomas Bo Larsen è il suo attore feticcio, che non manca anche in questa pellicola, nei panni dell’amico del protagonista. Ingmar Bergman, il teatro di Ibsen e di Strindberg, sono i riferimenti culturali. Festen (1998) segna il fulminante esordio, antiborghese e feroce, che convince il Festival di Cannes al punto di vincere la Palma d’oro come miglior pellicola. Il successo modifica in negativo la poetica di Vinterberg che gira a Hollywood il modesto fantascientifico Le forze del destino (2003), interpretato da Sean Penn. Torna in Europa, per ricominciare alla grande con Dear Wendy, sceneggiato da Lars Von Trier, e proseguire con due ottimi drammi familiari come Riunione di famiglia (2007) e Il sospetto (2012).


Lucas (Mikkelsen) è un maestro d’asilo divorziato, che vive con il cane Funny, una nuova compagna e il figlio Marcus, appassionato cacciatore di cervi insieme a un gruppo di vecchi amici. I bambini lo amano, soprattutto Klara, figlia del suo migliore amico, che un giorno gli regala un bacio e cuore fatto con i chiodini, che viene rifiutato dal maestro. Klara racconta una bugia alla direttrice, forse per vendicarsi, dice di aver subito molestie sessuali da parte di Lucas, e da quel giorno la vita del maestro non sarà più la stessa. Si scatena una caccia al mostro, Lucas è subito licenziato, isolato, abbandonato da tutti, subisce un processo, viene picchiato ed emarginato dai quasi tutti i compaesani. Per fortuna il figlio Marcus resta al suo fianco, insieme a un piccolo gruppo di amici che crede in lui, ma non è facile controbattere le accuse popolari che hanno già espresso un giudizio di colpevolezza.


Lucas affronta il calvario con dignità, sprofondando sempre più in un vortice di tristezza e solitudine, subirà percosse, attentati, persino l’uccisione del cane, ma alla fine uscirà vincitore. Mads Mikkelsen interpreta in modo magistrale la parte di un maestro mite, appassionato del suo lavoro, amato dai bambini, che subisce la reazione violenta di un’intera comunità. La sua maschera tragica durante la scena madre in chiesa, quando affronta il padre della bambina, ma anche il volto rigato da sangue e ferite dopo le percosse subite da un macellaio che lo allontana dal negozio, sono le immagini delle pellicola che restano impresse in maniera indelebile.


Il messaggio di questo film drammatico, ma al tempo stesso realistico e ideologico, è profondamente antiborghese, intriso di un cupo pessimismo nei confronti della natura umana e dei rapporti sociali. Una pellicola girata con maestria, fotografata con immagini solari di un autunno - inverno nordico, tra foglie morte, cervi al pascolo, boschi e laghi di montagna. Il giallo ocra è il colore dominante, così come gli intensi primi piani, le soggettive frenetiche e il frequente uso della macchina a mano sono un chiaro indice di stile. Gli occhi del protagonista vengono ripresi in primo piano come in un film di Sergio Leone o in un dramma di Ingmar Bergman, sono gli occhi di un uomo che ha perso se stesso, sconvolto da una menzogna, evitato come un appestato. Ottima la colonna sonora, classicheggiante, che conferisce una tonalità ancora più cupa a una storia intensa, sconvolgente, che raggiunge il suo acme narrativo nella magistrale sequenza della sepoltura del cane sotto la pioggia battente.


Straordinario il finale, che stempera in dissolvenza la riappacificazione tra Lukas e l’amico di sempre, dopo lo scontro in chiesa, durante la messa di Natale. Un anno dopo gli amici sono di nuovo riuniti, Marcus è diventato un uomo e può avere un suo fucile da caccia, ma l’animo di Lucas è segnato da un’esperienza sconvolgente. Un colpo di fucile sparato per errore nella sua direzione fa tornare alla memoria i tempi in cui si sentiva come un animale braccato. Il film finisce così, con una soggettiva silenziosa, che scava nella psiche del protagonista più di mille dialoghi, tra paura, suspense hitchcockiana e tremendi ricordi. Un piccolo gioiello da scoprire.

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