di Michelangelo Pasini
Secondo capitolo della Storia del Cinema Horror Italiano, serie di volumi scritta e curata da Gordiano Lupi, un’avventura decisamente ambiziosa. Mentre il primo libro era una disamina sul cinema gotico italiano dei Freda e dei Bava, questo si concentra esclusivamente sulla vita e la carriera di due mostri (tanto per rimanere in ambito horror) del cinema di paura della nostra penisola. Signori e signore, ecco a voi Dario Argento e Lucio Fulci. I re indiscussi del cinema dell’orrore italiano quando ancora sapevamo esportare dei prodotti di genere fatti con poche lire ma dalla caratura decisamente internazionale. Titoli come “Inferno” e “L’uccello dalle piume di cristallo” di Dario Argento e “L’aldilà” e “Zombie 2” di Lucio Fulci non solo sono diventati vere e proprie pellicole di culto per schiere di cinefili di tutto il mondo, ma sono ancora in cima alla lista dei film più citati, omaggiati, copiati dai registi horror non solo europei ma anche americani e asiatici…
Nel progetto di Gordiano Lupi di sviscerare la storia del cinema horror italiano in sei volumi è evidente la necessità di essere contemporaneamente il più completi possibile e dedicarsi all’approfondimento ove sia necessario. Il fatto che tutti gli altri volumi della collana siano dedicati più a un periodo storico o a un sottogenere che a singoli registi e che questo sia l’unico (fatta eccezione per il terzo libro che sarà su Joe D’Amato e tutto il cannibal movie) che si concentra su vita morte e miracoli di due cineasti è il termometro dell’importanza di Dario Argento e Lucio Fulci all’interno del vasto panorama del cinema di genere italiano. Del primo, dopo una veloce disamina sulla sua carriera in generale, l’autore scegli di soffermarsi più a lungo su film come “Inferno”, forse uno dei suoi indiscussi capolavori, e su pellicole invece più controverse come “Tenebre”, “Phenomena” e “La terza madre”. Non manca poi un capitolo interamente dedicato all’ultimo Dario Argento, quello, per intenderci, da “Il Cartaio” a “Dracula 3D”, passando per l’infelicissimo “Giallo”. Il capitolo dedicato a Lucio Fulci è una riduzione del volume, sempre scritto da Gordiano Lupi (in collaborazione con As Chianese), “Filmare la morte”. Interessante, anche se forse un po’ breve, è il contributo di Dardano Sacchetti, sceneggiatore di film come “Il gatto a nove code” di Dario Argento, “Roma a mano armata” di Umberto Lenzi e “Reazione a catena” di Mario Bava, sul suo travagliato rapporto di amore e odio con il regista di “Suspiria”. Una testimonianza (ottimamente scritta, ma perché sottolinearlo?!?) nella quale si respirano le idiosincrasie del cinema bis italiano di cui tanti sono innamorati.
da: http://www.mangialibri.com/node/10669
Nel progetto di Gordiano Lupi di sviscerare la storia del cinema horror italiano in sei volumi è evidente la necessità di essere contemporaneamente il più completi possibile e dedicarsi all’approfondimento ove sia necessario. Il fatto che tutti gli altri volumi della collana siano dedicati più a un periodo storico o a un sottogenere che a singoli registi e che questo sia l’unico (fatta eccezione per il terzo libro che sarà su Joe D’Amato e tutto il cannibal movie) che si concentra su vita morte e miracoli di due cineasti è il termometro dell’importanza di Dario Argento e Lucio Fulci all’interno del vasto panorama del cinema di genere italiano. Del primo, dopo una veloce disamina sulla sua carriera in generale, l’autore scegli di soffermarsi più a lungo su film come “Inferno”, forse uno dei suoi indiscussi capolavori, e su pellicole invece più controverse come “Tenebre”, “Phenomena” e “La terza madre”. Non manca poi un capitolo interamente dedicato all’ultimo Dario Argento, quello, per intenderci, da “Il Cartaio” a “Dracula 3D”, passando per l’infelicissimo “Giallo”. Il capitolo dedicato a Lucio Fulci è una riduzione del volume, sempre scritto da Gordiano Lupi (in collaborazione con As Chianese), “Filmare la morte”. Interessante, anche se forse un po’ breve, è il contributo di Dardano Sacchetti, sceneggiatore di film come “Il gatto a nove code” di Dario Argento, “Roma a mano armata” di Umberto Lenzi e “Reazione a catena” di Mario Bava, sul suo travagliato rapporto di amore e odio con il regista di “Suspiria”. Una testimonianza (ottimamente scritta, ma perché sottolinearlo?!?) nella quale si respirano le idiosincrasie del cinema bis italiano di cui tanti sono innamorati.
da: http://www.mangialibri.com/node/10669
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