mercoledì 26 ottobre 2011

Gli eredi di King Kong (1968)

di Ishiro Honda


Regia: Ishiro Honda. Soggetto e Sceneggiatura: Ishiro Honda e Takeshi Kimura. Effetti speciali: Eiji Tsuburaya. Musica: Akira Ifukube. Interpreti: Akika Kubo, Jun Tazaki, Yukiko Kobayashi, Yoshio Tsuchiya, Kyoko Ai, Andrew Hughes. Titolo originale giapponese: Kaiju Soshingeki).


Nono film della serie Godzilla che torna nelle mani del regista originale, il grande Ishiro Honda, futuro collaboratore di Akira Kurosawa. Siamo di fronte a un’opera di fantascienza ad alto livello, non paragonabile ai successivi prodotti di imitazione, puerili e simili a fumetti manga. Siamo nel 1999 (allora era fantascienza!), gli alieni invadono la Terra, liberano i mostri che gli uomini avevano confinato nella loro isola e li spediscono a distruggere le più importanti capitali del mondo. Il popolo alieno sono i Kilaak, una razza di cristalli rocciosi viventi che si adatta a sembianze umane, ma torna allo stato primitivo quando sente il freddo. La genialità di un astronauta ferma l’invasione e riporta i mostri terrestri al luogo di origine. Ishiro Honda, per la gioia dei ragazzi, mette in campo ben undici mostri: Godzilla, Mothra, Rodan, King Ghidorah, Anguirus, Spiega, Baragon, Gorosaurus, Manda, Varan e Minya (il figlio di Godzilla). Le scene di battaglia tra mostri terrestri e spaziali sono esilaranti, recitate dai soliti attori in costume che ne combinano di tutti i colori, distruggendo modellini di carri armati e plastici di intere città. Hishiro Honda è talmente bravo che rende credibile una fantasmagoria di eventi surreali anche per un pubblico adulto. Non ci sono solo combattimenti tra mostri, perché la storia fantascientifica è originale e permeata di un messaggio ecologista molto forte. Gli alieni sono in fuga da un pianeta reso invivibile dagli scarichi industriali, dove l’aria è irrespirabile, i corsi d’acqua sono putridi e i mari sono diventati immensi cimiteri di pesci. Il progetto originale è scritto come film conclusivo della saga di Godzilla, ma non è così, visto il successo del personaggio. Il titolo italiano, al solito, è assurdo. King Kong non c’entra niente, ma serve solo a sfruttare il ricordo del precedente King Kong, il gigante della foresta (1967) di Hishiro Honda, un film della Toho che funge da apripista per l’invasione cinematografica dei mostri giapponesi. Hishiro Honda gira subito dopo Gojira, Minira, Gabara – Oru kaiju daishingeki (1969), ma da noi è rimasto inedito.


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