Una notte di 12 anni
racconta la dittatura militare in Uruguay e la guerriglia con i Tupamaros,
soprattutto la repressione governativa successiva alla sconfitta del movimento
rivoluzionario, basandosi sulle Memorias
del calaboso - 13 anni sottoterra, cronaca cruda e spietata della tremenda
prigionia e del disumano isolamento sofferti da José Pepe Mujica (de la Torre), Maurizio Rosencof (Darín) e Eleuterio
Fernandez Huidobro (Tort).Un film che sarebbe stato opportuno fosse selezionato
per rappresentare non solo l’Uruguay ai premi Oscar 2019, ma l’intera umanità,
perché fungesse da monito al non ripetersi dell’errore più grande: la
privazione della libertà e della dignità umana.
Brechner è un regista
uruguayano che vive in Spagna, ha girato due lungometraggi che in Italia
nessuno ha visto (Mal dia para pescar e
Mr. Kaplan), quindi ha messo in scena
questo piccolo capolavoro di struggente realismo che coinvolge il pubblico sin
dalle prime sequenze. Due ore di puro cinema per raccontare le sofferenze
fisiche e le torture - morali, materiali, psicologiche - cui sono stati
sottoposti per lunghi e interminabili anni i tre prigionieri, che non dovevano
essere ammazzati ma condotti alla follia. Ebbene, ognuno di loro si è salvato,
ha resistito ai carcerieri, confidando in un metodo di autodifesa personale
costruito ad arte, adattandolo alle esigenze.
Il film è costellato di momenti
struggenti che si alternano a pause ironiche, più leggere, quasi consolatorie:
strappano le lacrime i brevi incontri con i familiari, soprattutto la prima
volta in cui uno dei prigionieri conosce la figlia, ma anche quando Pepe sfiora
la pazzia dopo le torture e l’isolamento. Brevi istanti di languida speranza
vengono fuori a sprazzi quando i carcerati implorano la vista di un raggio di
sole e quando si instaura un rapporto tra Rosencof (il poeta) e i pochi
carcerieri dotati di umanità per i quali scrive lettere d’amore per le
fidanzate. Il regista alterna potenti parti oniriche con taglio da cinema
horror fantastico che conferiscono ritmo alla narrazione, oltre a numerosi flashback relativi al periodo della
guerriglia e alla cattura dei tupamaros.
Un film davvero ben fatto, con un finale stupendo e commovente che vede il
ricongiungimento dei prigionieri superstiti con i familiari in attesa, alla
fine della dittatura militare, dopo il referendum costituzionale, con il
ritorno della democrazia parlamentare.
Pepe Mujica diventerà Presidente
dell’Uruguay, dopo aver sfiorato la follia, così come Huidobro farà il ministro
(è morto alcuni anni fa) e Rosencov si dedicherà al suo mestiere di poeta e
scrittore. Una notte di 12 anni non è
un film didascalico e pedante, né una pellicola noiosa e ripetitiva.
Tutt’altro. Sceneggiato benissimo, alterna momenti di tensione e sofferenza ad
altri di grande umanità. Peccato che in Italia si debba vedere solo nei
Cineclub. Noi l’abbiamo intercettato presso il Piccolo Cineclub Tirreno di
Follonica. Occhio a Netflx, che è tra i produttori, perché tra un sacco di roba
commerciale dovreste trovare anche questo piccolo gioiello di cinema
internazionale. Ritagliatevi un momento per guardarlo e per capire una volta di
più - se mai ce ne fosse bisogno - che il sonno della ragione genera mostri.
Imperdibile.
Regia:
Álvaro Brechner. Soggetto e Sceneggiatura: Álvaro Brechner. Fotografia: Carlos
Catálan. Montaggio: Irene Blecua, Nacho Ruiz Capillas. Musiche: Federico Jusid.
Scenografia: Laura Musso. Paesi di Produzione: Argentina, Uruguay, Spagna,
Francia, Germania. Interpreti: Antonio de la Torre, Chino Darín, Alfonso Tort,
Soledad Villamil, Silvia Pérez Cruz, César Troncoso, César Bordón, Mirella
Pascual, Nidia Telles.
Il mio cinema è su Futuro Europa: http://www.futuro-europa.it/dossier/cineteca
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