di Nino D'Angelo
Regia: Nino D’Angelo. Soggetto e Sceneggiatura: Nino D’Angelo, Lorenzo De Luca. Fotografia: Sergio D’Offizi. Fonici Presa Diretta: Massimo Pisa, Davide Gaudenzi. Scenografia: Raffaele Di Florio. Costumi: Adriana Scotti. Coreografie: Enzo Paolo Turchi. Montaggio: Giorgio Franchini. Musiche: Nino D’Angelo. Organizzazione Generale: Luigi Ciotola. Supervisione alla Produzione: Vincenzo Cartuccia. Produttore: Giovanni Di Clemente. Casa di Produzione: Clemi Cinematografica srl. Produttore Associato: Quality Sound srl. Aiuto Regista: Romano Scandariato, Antonio Galiano. Assistente alla Regia: Antonio D’Angelo, Alberto Vincenzo De Rosa. Direttore di Produzione: Luigi Ciotola. Operatore alla Macchina: Carlo Aquari. Assistenti Operatori: Claudio Palmieri, Sacha Melaranci. Operatore Steadicam. Sergio Melaranci. Fotografo di Scena: Amtonio Cittadini. Assistenti Scenografi: Monica Auriemma, Roberto Trotolo. Attrezzista: Maria Stefania Virguti. Sarta: Carmela Cangiano. Microfonista: Fabrizio Celani. Truccatore: Mario Di Salvio. Capo Macchinista: Tarcisio Diamanti. Capo Elettricista: Sergio Spila. Montaggio Presa Diretta: Silvia Moraes. Doppiaggio: Sefit CDC. Direttore Doppiaggio: Michele Gammino. Effetti Sonori: New Digital srl. Pellicola: Kodak. Titoli e Truke: Videogamma. Effetti Ottici: Carlo Alfano, Proxima. Macchine da presa e Attrezzi: Fratelli Cartocci srl. Canzoni (scritte da Nino D’Angelo): Cafècafè (canta: Anna Russano), Vulimmo ’o posto (cantano: Sasà Di Mauro, Anna Fany, Pino Prestieri, Gianni D’Ambrosio, Pino Langella, Lina Santoro, Mena Steffen, Savio Cavallo), Canta per chi è comm’a te (cantano: Gianni Sacco, Lina Santoro), Neomelodicon (canta: Tonino Apicella), Jescejuorno (cantano: Sasà Di Mauro, Marianna Cecere, Valentino Prato, Peppino Di Bernardo), Aitanic (canta: Marianna Cecere), Sigarette chi fuma (canta: Pietra Montecorvino), Terroni Dance (cantano: Giacomo Rizzo, Mena Steffen), Me spiezze ’o core (cantano: Nino D’Angelo, Francesca Marini), Faccio ’o cantante (canta. Emi Salvador).
Interpreti: Nino D’Angelo (Leonardo Di Capiri e il cantante Neon), Sabina Began (Beganovic) (Giulia Roberti), Giacomo Rizzo (Gaetano, detto Aitano), Mauro Di Francesco (Riccardo), Maria Del Monte, Aurelio Fierro (don Capillo), Pietra Montecorvino (sigarettaia), Enzo Gragnaniello (tassista), Angelo Di Gennaro, Peppe Lanzetta, Andrea Refuto (Pasqualino), Mario Scarpetta (maresciallo Cocca), Marianna Cecere, Peppino Di Bernardo, Lisa Fusco (inviata tv), Ettore Massa, Gina Perna, Valentino Prato, Emi Salvador, Lucio Ciotola, Davide Marotta, Pina Mancuso, Raffaele Orecchio, Gianni Sacco, Carla Schiavone, Salvatore Caruso, Ernesto Mahieux, Antonio Fischetti.
Aitanic
non
è soltanto una parodia del famoso film Titanic
(1997) diretto da James Cameron, interpretato da Leonardo Di Caprio e Kate
Winslet. La genialità di Nino D’Angelo gioca in piena libertà tra musica,
comicità e coreografie, costruendo un divertente musical napoletano capace di
mettere alla berlina problemi sociali e mancanze, oltre a fare autoironia in
modo intelligente e sarcastico. Raccontare la trama è complesso, perché la
storia è un vero e proprio hellzapoppin
di situazioni surreali e grottesche, condite da musica e intermezzi
coreografici. In ogni caso la commedia è ambientata a Napoli e segue le vicende
di diversi personaggi: una famiglia con problemi economici, un disoccupato
abbandonato dalla moglie, un industriale milanese (con prostituta al seguito)
che vuol vendere panettoni ai napoletani.
Gaetano (Rizzo) detto Aitano ha
un’idea brillante per risolvere i suoi problemi economici: ruba un cadente
traghetto - che chiama Aitanic - per
offrire un servizio sostitutivo ai turisti diretti a Capri, evitando gli
scioperi dei marittimi. Il traghetto rappresenta una sorta di Arca di Noè
capace di accogliere varia umanità, che l’improvvisato ammiraglio divide in ricchi e poveri, scatenando una consueta
diatriba tra settentrionali e meridionali. Leonardo Di Capri (D’Angelo) è a bordo
della nave insieme al figlio e medita il suicidio dopo aver perso un lavoro
abusivo al cimitero e la causa di divorzio intentata dalla moglie. Ci sono
anche la prostituta Giulia (Began) con l’arrogante industriale milanese
Riccardo (Di Francesco) che odia i napoletani ma vuol vendere panettoni
avariati a un onorevole che vive a Capri. Infine c’è il pessimo cantante Neon
(ancora D’Angelo), un neomelodico a caccia di successo con troupe televisiva al
seguito.
La parodia di Titanic
prende corpo quando Giulia trova la lettera di Leonardo con la quale progetta
il suicidio ed è proprio lei a evitarlo in una sequenza sul ponte, girata a
imitazione del film nordamericano. Giulia si ribella al suo datore di lavoro,
che viene arrestato dal maresciallo Cocca (Scarpetta) addirittura per furto di
pesce, mentre l’amore con Leonardo trionfa. Abbiamo pure l’affondamento, sia
della nave che di un faraglione di Capri contro il quale l’Aitanic va a
sbattere, provocando l’arresto di Gaetano per danneggiamento al paesaggio.
Lieto fine assicurato, tra matrimonio di Giulia e Leonardo, ravvedimento di
Riccardo che diventa sudista convinto e persino Neon decide che è meglio
lavorare per pagare i debiti. Tutti invitati al matrimonio, ovvio.
Aitanic
è
il film più geniale partorito dalla fantasia di Nino D’Angelo, per la seconda
volta in carriera citato nei titoli come regista, forse con maggior merito,
anche se tra gli aiutanti figura il nome di Romano Scandariato, vero tecnico
della materia. Assistente anche il figlio Antonio, adesso buon regista cinematografico
che ha realizzato alcuni lungometraggi d’autore di indubbio interesse. Un
musical napoletano che servirà da modello per i Manetti Bros. nei loro lavori
di buon successo (Song ’e Napule,
2013 - Ammore e malavita, 2017) e che
cita con ironia tutto il passato del cantante attore. Una parte onirica mostra
in flashback alcune sequenze estrapolate
da vecchie pellicole nelle quali il caschetto d’oro correva in riva al mare per
abbracciare Roberta Olivieri. “Basta con queste corse, non ce la faccio più. Ne
ho fatte troppe in passato. Adesso ho un’età …”, ironizza D’Angelo nei panni di
Leonardo quando Giulia gli chiede di mettersi a correre per fuggire dalla nave.
Divertente anche il venditore nero di DVD taroccati che vorrebbe piazzare un
inesistente Aitanic 2. “Stiamo ancora
girando il primo e già esce il due? Siamo pazzi …”, conclude D’Angelo.
Gli
attori sono tutti bravi, a partire dal protagonista, che con il tempo ha
affinato le capacità recitative e ha superato la fase da scugnizzo, qui
impegnato in ben due caratterizzazioni. Il personaggio più vicino ai Nino D’Angelo movie è quello del fioraio
abusivo del cimitero, tutto cuore e passione, mollato dalla moglie e con un
figlio, ma pronto a innamorarsi ancora. Il cantante neomelodico Neon, invece,
serve solo a ironizzare sulla moda dei molti (persino troppi) cantanti
partenopei nati sulla scia del suo successo. Giacomo Rizzo è strepitoso nel
gestire una parte comica importante, molto divertente quando in chiesa
interpreta una scena che cita i film della serie Don Camillo - con l’aiuto di Aurelio Fierro (il prete Don Capillo)
- e fa parlare il crocifisso. Mauro Di Francesco replica il suo personaggio del
milanese strafottente che tratta male il prossimo e odia i terroni, ma lo fa con grande ironia. Sabina Began (Beganovic) è
l’elemento sexy della pellicola, in uno dei suoi pochi film (Chiavi in mano di Laurenti, 1996), a
parte molte serie televisive (I ragazzi del
muretto, Don Matteo …), il suo
nome resta legato a un preteso ruolo da amante di Silvio Berlusconi e come ape regina del famoso bunga bunga. Tra le presenze minori
citiamo i due nani napoletani Ernesto Mahieux (L’imbalsamatore) e Davide Marotta (Il ritorno di Cagliostro, Ciripiripì
Kodak).
Molto importante
nell’economia del film la musica di Nino D’Angelo, canzoni comiche, ironiche,
rap napoletani, pezzi melodici, ben orchestrati e accompagnati dalle ottime
coreografie di Enzo Paolo Turchi. Tra tutti i pezzi citerei Vulimmo ’o posto e Terroni Dance, veri e propri gioielli da commedia musicale moderna,
senza dimenticare la bravissima Pietra Montecorvino interprete di Sigarette chi fuma. Nino D’Angelo decide
di esporsi in prima persona con un film musicale dopo aver scritto la colonna
sonora della pellicola di successo (a sorpresa) Tano da morire. Fotografia luminosa del grande Sergio D’Offizi che
ritrae tutto lo splendore del golfo di Napoli, suono in presa diretta basilare
e montaggio rapido delle varie sequenze che riconducono tante esistenze verso
identico destino. Il soggetto è articolato ma in definitiva ben sceneggiato da
D’Angelo e De Luca che inseriscono a dovere nel corpus narrativo sia la musica
che le sequenze surreali e grottesche. Scenografia napoletana realistica, tra
famiglie che vivono a Spaccanapoli, nei quartieri popolari, dove ci sono i
panni tesi da un balcone a una finestra, mentre via Caracciolo e il centro
storico sono in mano a ricchi turisti che non conoscono le privazioni della
povera gente. Divertenti le citazioni musicali di Titanic (si sfiora il plagio) e i nomi storpiati (Leonardo Di Capri,
Aitanic …); pure la sequenze simbolo
viene replicata, sulla prua della nave, con i due innamorati abbracciati. Tra
le cose più trash la bandiera del
Napoli calcio issata sul pennone della nave, il faraglione che affonda (effetto
speciale anni Sessanta), il maresciallo Cocca che ironizza sul televisivo
Rocca. La risposta che D’Angelo dà alla ragazza sul suo nome va citata: “Mi
chiamo Leonardo come Leonardo Da Vinci. Leonardo come Di Caprio. Leonardo come
Pieraccioni! Lo sai che una volta pure io avevo il caschetto?”. Sono battute
geniali, puro metacinema. Il film nasce con Dino De
Laurentiis, perché Nino D’Angelo era sotto contratto per i film natalizi con
Boldi e De Sica, ma esce per la Clemi Cinematografica diretta da Di Clemente.
La critica. Paolo
Mereghetti (due stelle): “D’Angelo (sceneggiatore insieme a De Luca) allestisce
un musical ispirandosi a Tano da morire
(a partire dalle coreografie per le strade), senza puntare troppo sul grottesco
ma usando le canzoni – da lui scritte – per mettere in scema la dignità di chi
si arrangia, parlando di disoccupazione e del contrasto tra nord e Sud. Senza
graffiare mai, a dire il vero, e dicendo sempre cose un po’ ovvie, però con una
simpatia tanto immediata quanto epidermica. Poco sviluppato il secondo
personaggio che interpreta, il cantante cane Neon, mentre Di Francesco è noioso
come leghista bauscia. Quanto alla parodia di Titanic, c’è un traghetto di viso
in zona ricchi e zona poveri, un finto naufragio e Leonardo che viene salvato
dal suicidio da una squillo romana che gli mostra le tette. Tutto qui. D’Angelo
comunque non rinnega il passato e mostra un breve montaggio – flashback dei
tempi del caschetto d’oro”. Morando Morandini (due stelle e mezzo): “Nino
D’Angelo si diverte a mettere in burla se stesso, il mito del successo, gli
stereotipi della napoletanità; a parodiare il supercolosso di Cameron; a citare
Don Camillo e FFSS di Arbore; a cimentarsi con temi sociali (disoccupazione,
contrasto tra nordisti e terroni; caravanserraglio delle TV locali); a
omaggiare il passato della sceneggiata e della canzone napoletana; a mettere in
fila canzoni come Sigarette chi fuma
(omaggio a Mile Davis), Vulimmo ’o posto (inno dei marittimi in sciopero), Terroni Dance. Troppa carne al fuoco?
D’accordo, ma sono peccati di generosità”.
Pino Farinotti (due stelle): “Anche Nino
D’Angelo doveva prima o poi finire dietro la macchina da presa. È successo in
un film tutto made in Napoli con
attori partenopei doc e un traghetto scassato a fare da contraltare al
transatlantico entrato ormai nella mitologia del cinema. Che dire di questa
parodia con l’intraprendente Aitano sulla rotta Napoli - Capri? Che è
sicuramente più naif e meno pretenziosa del Sud Side Stori di Roberta Torre. Vuole proporre a un pubblico
appassionato dodici - canzoni - dodici e lo fa. Punto e basta”. Marco Giusti (Stracult): “Ritorno del musicarello di Nino D’Angelo con
un’operazione che avrebbe voluto essere intelligente. Anche perché nasce dopo
la riscoperta fofiana dell’attore, le
sue collaborazioni con Roberta Torre e i suoi interventi al dopo festival di
Sanremo di Chiambretti. D’Angelo giura anche che è la sua opera prima, anche se
già aveva esordito nelle sue tarde commedie musicali. Purtroppo questa commedia
melodica con pretese non funzionò per nulla al botteghino e i sogni di gloria
di Nino rimasero affondati sull’Aitanic. Sicuramente da rivalutare tra qualche
anno”. Nocturno Cinema: “Il film è gioioso come una farsa scarpettiana, nonché capace di rielaborare la lezione fizzarottiana, sia di Armando che di
Ettore Maria”. Il Davinotti on line: “Un Nino D’Angelo
maturo e disinvolto, conscio del suo personaggio, più simpatico e umile dei
tempi in cui interpretava lo scugnizzo dal caschetto d’oro, capace di
ironizzare su se stesso e sul suo passato con un film che vede i suoi momenti
migliori nelle coreografie e nella colonna sonora”.
Il mio cinema è su Futuro Europa: http://www.futuro-europa.it/dossier/cineteca
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