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mercoledì 28 settembre 2016
Capriccio all'italiana (1968)
Il mio articolo di oggi su Futuro Europa:
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Gli inaffidabili (1997)
Regia: Jerry Calà. Soggetto e Sceneggiatura: Gino
Capone, Jerry Calà. Fotografia: Sebastiano Celeste. Montaggio: Mauro Bonanni.
Musiche: Umberto Smaila. Edizioni Musicali: Clemi Cinematografica srl,
Emergency Music Italy srl. Costumi: Ornella Campanale. Fonico Presa Diretta:
Ugo Celani. Scenografo: Antonino Formica. Direttore di Produzione: Nicolò
Forte. Produttore: Giovanni Di Clemente. Casa di Produzione: Clemi
Cinematografica srl. Aiuto Regista: Luigi Vallini. Operatori alla Macchina:
Cristiano Celeste, Roberto Marsigli. Fotografo di Scena: Fabrizio Appetito.
Esterni: Trevignano, L’Aquila. Canzoni: Se
tu non fossi un angelo (Borghetti, Smaila), Riderà (Mogol, Bernet, Gerard). Genere: Commedia. Durata: 105’. Interpreti:
Jerry Calà, Serena Grandi, Anna Kanakis, Andrea Roncato, Gigi Sabani, Nadia
Bengala, Ugo Conti, Armando De Razza, Mauro Di Francesco, Gian, Gianni Mazza,
Novello Novelli, Franco Oppini, Giorgio Porcaro, Ninì Salerno, Umberto Smaila,
Gegia Antonaci, Gabriella Barbuti, Fanny Cadeo, Antonio Covatta, Stefano De
Sando, Ludovica Modugno, Ida Sansone, Leo Gullotta, Alessia Merz, Cristina
Bianconi, Biljana Bosnjakovic, Alex Angiò, Marzia Caltagirone, Marica Coco,
Ashley De Bianchi, Barbara De Fanis, Anita Gallo, Marina Jlina, Carolina Marconi,
Lino Ricardo Nunes De Santana, Daniele Paoletti, Parisio Riccardo Perrotti, Edo
Soldo, Karin T., Alfiero Toppetti, Veronica Visentin, Paolo Vergoni, Matteo
Zorzin.
Gli inaffidabili è una commedia corale, terzo film da regista di
Jerry Calà, dopo Chicken Park (1994)
e Ragazzi della notte (1995), totale
flop commerciale, dovuto anche alla crisi del cinema. Per rivedere Calà nei
panni di regista e attore, dovremo attendere quasi dieci anni con il modesto Vita Smeralda (2006) e con l’azzeccato
revival Torno a vivere da solo
(2008). Il resto è storia d’oggi: Pipì
Room, 2011 e il tanto atteso (per ora non visto) 2016 - Odissea nell’ospizio, ma sono lontani i tempi di Marco Ferreri
(Diario di un vizio, 1993) e i
successi epocali di Sapore di mare
(1983), I fichissimi (1981), Bomber (1982)… Ogni stagione ha i suoi
momenti, comunque, Jerry Calà dimostra costanza nel fare un mestiere che l’ha
visto protagonista e simbolo d’un’epoca anche oggi che i tempi sono cambiati e non
è facile riempire le sale di un cinema. Non solo, è impresa ardua persino riuscire
a distribuire una pellicola! Il destino de Gli
inaffidabili è quello del limbo, di una distribuzione deficitaria, della
scarsa possibilità di far vedere un’opera corale che non può dirsi del tutto
riuscita ma che resta un lavoro dignitoso e sincero.
In breve la trama. Renato
(Calà), ex cantante dei Blue Moon ha sposato la figlia (Modugno) di un ricco
produttore di sanitari (Novelli) e con i soldi di famiglia ha messo su un villaggio
vacanze dove invita gli amici a passare un week-end pasquale. La moglie dovrebbe
essere partita per Lourdes con il padre, ma non è vero, perché sul più bello
compare e rompe le uova nel paniere al marito inaffidabile. Non è solo Renato l’inaffidabile
della storia, costruita su personaggi divertenti e insoliti, come in un film a
episodi legati da un filo conduttore. La commedia mette in primo piano una
serie di esistenze problematiche e di piccoli episodi di vita, ricalcando uno schema
- che Calà conosce bene - tipico del
cinema dei Vanzina. Ogni amico ha una sua storia complessa, dalle coppie che si
ricompongono (Di Francesco - Grandi) a un figlio presunto gay (Santon),
passando per uomini innamorati di ragazzine (Roncato), personaggi televisivi in
crisi (Sabani), avvocati fascisti (Smaila), ricconi che viaggiano in elicottero
(Gian) e compagni di merende burloni (Oppini e De Razza). Alla fine Renato, in
rotta con moglie e suocero, vorrebbe riscattare il locale, ma nessun amico è
disposto a comprarlo in società, anche se a parole tutti sembrano ben disposti.
A festa finita gli amici se ne vanno, a parte il più povero del gruppo
(Gullotta), ex compagno di scuola di un personaggio famoso (Sabani), che si fa
turlupinare dal cantante e versa quindici milioni che non rivedrà mai più.
Il film è una fiera
dell’inaffidabilità, mostra personaggi inadeguati come uomini, genitori, amici,
compagni e amanti. Buona l’ambientazione tra L’Aquila e Trevignano (il
villaggio vacanze sul lago), bene la fotografia di Sebastiano Celeste, ottima
la colonna sonora di Umberto Samila (pezzi tipici del repertorio dei Gatti che vanno da Riderà a Se tu non fossi un
angelo), discreta la sceneggiatura e abbastanza ispirata la regia. Mancano
le battute memorabili. Calà attore è sotto tono, forse si mette da parte per
dare spazio a una serie di comici dai quali era lecito attendersi di meglio.
Divertente Leo Gullotta come amico imbranato, ma anche il gruppo - riunito per
l’occasione - dei Gatti di Vicolo dei
Miracoli (Smaila, Salerno e Oppini) se la cava bene nei rispettivi ruoli,
come Andrea Roncato è un comico padre geloso che stravede per le ragazzine.
Giorgio Porcaro è un notaio strafatto che si crede Gesù, Gegia una moglie
insoddisfatta, Armando De Razza un amico invadente e combina scherzi, Gian un
riccho imprenditore che ha sposato la donna più bella del gruppo, Anna Kanakis.
Tra le interpreti femminili si ricorda una giovanissima Alessia Merz, figlia di
Andrea Roncato concupita dal ragazzino che tutti credevano gay, per la gioia
del padre Umberto Smaila. Fanny Cadeo, invece, è la prostituta che sblocca il
ginecologo Nini Salerno impersonando a
pagamento la defunta ex moglie.
Il giudizio finale sul
film è abbastanza positivo, perché non è facile gestire tanta carne al fuoco
come quella messa ad arrostire da Calà in un calderone di personaggi e situazioni.
La commedia corale esige esperienza da regista e una sceneggiatura solida, così
come dirigere tanti galli in un ristretto pollaio non è per niente agevole. Gli inaffidabili resta un film che a
distanza di vent’anni si vede volentieri perché riesce a mostrare uno spaccato
di società italiana alla fine degli anni Novanta. L’istituzione del matrimonio
si sta sfaldando, le coppie scoppiano, gli uomini sono sempre più a caccia di
prede giovani, le donne cercano di sistemarsi con ricchi maturi e l’amicizia pare
un finto valore. Qualcosa è cambiato? Forse in peggio. Il merito di Calà è
quello di fotografare un’epoca.
Per vedere il film:
Il mio cinema, due volte a settimana lo trovi su Futuro Europa:
mercoledì 21 settembre 2016
Popeye - Braccio di Ferro (1980)
di Robert Altman
Regia:
Robert Altman. Soggetto: Elzie Crisler Segar (fumetto). Sceneggiatura: Jules
Feiffer. Fotografia: Giuseppe Rotunno. Montaggio: John W.
Holmes, David A. Simmons. Musiche: Harry Nilsson. Scenografia: Wolf Kroeger,
Jack Stephens. Casa di Produzione: Paramount Pictures, Walt Disney Production. Distribuzione Italia: Buena Vista
Distribution. Durata: 114' (versione originale), 88' (versione ridotta). Paese
di Produzione: USA. Genere: Commedia, Avventura, Musicale. Interpreti: Robin
Williams (Braccio di Ferro), Shelley Duvall (Ilivia Oyl), Ray Walston (Braccio
di Legno), Paul Dooley (Poldo), Paul L. Smith (Brutus), Richard Libertini
(Barbaspina), Donald Moffat (Taxman), McIntyre Dixon (Castor Oyl), Roberta
Maxwell (Nana Oyl), Peter Bray (Cuoredibue Sanguedibue), Linda Hunt (Signora
Sanguedibue), Wesley Ivan Hurt (Pisellino).
Popeye
è stato un personaggio popolare per i ragazzi della mia generazione, ancor più
per i nostri padri che ce l'hanno fatto conoscere consigliandoci di leggere i
poetici fumetti di Elzie Crisler Segar, ma anche i successivi di Bela Zaboly e
di Bud Sagendorf. Segar firmava le
strisce - che uscivano sui quotidiani nordamericani - con un sigaro, in omaggio
al cognome, cosa che Zaboly riprese disegnando un'ape (Bela, infatti è il suo
nome). Jacovitti, in Italia, si è
ispirato a tale usanza firmando sempre con un salame a bordo pagina, unito alla
sigla Jac. A parte queste divagazioni, noi ragazzini degli anni Sessanta
abbiamo conosciuto sia il Popeye statunitense - indubbiamente più letterario -
che il Braccio di Ferro italiano, edito da Bianconi e disegnato da Sangalli,
che hanno accompagnato la nostra fanciullezza. E tutte le serie a cartoni
animati, mai all'altezza del fumetto, onnipresenti in televisione, un po'
ripetitive, poco comiche e dotate di soggetti modesti, vere e proprie scuse per
immortalare scazzottate solenni tra Popeye e Brutus. Fa un po' tristezza vedere
che oggi Braccio di Ferro è scomparso da edicole e teleschermi italiani, sia
per problemi di diritti con la produzione USA che per assoluta carenza di
materiale da pubblicare. Cambiano i tempi e gli eroi non sono più gli stessi,
purtroppo.
In
ogni caso, nel 1980 il grande Robert Altman compie un'operazione straordinaria,
inventandosi un fantasy d'azione, girato in un villaggio - set costruito per
l'occasione a Mellieha, isola di Malta, rimasto in piedi e gettonato ancora
oggi come meta turistica. Altman realizza un film molto costoso come
scenografie e costumi che ha il merito di ricostruire con rigore filologico
l'ambientazione del fumetto e di rispettare quasi totalmente i caratteri e le
psicologie dei personaggi. Il tono strampalato e surreale delle avventure di
Popeye, che Segar aveva strutturato secondo originali intuizioni di geniale
autore, non viene mai tradito.
Bravissimo il regista a mantenere il tono di
fondo e a inserire parti da musical - spesso tradotte in italiano - che non
stonano con la narrazione. La fotografia di Giuseppe Rotunno porta un po'
d'Italia nell'opera ed è una delle cose migliori del film, coloratissima di
giorno, cupa e nerissima di notte, come un vero e proprio fumetto. Tutti gli
stereotipi della storia ben nota a noi ragazzi sono presenti: l'amore tra
Olivia e Popeye, la scoperta di Pisellino, il ritrovamento di Braccio di Legno,
la rivalità Popeye - Brutus (anche se manca la Strega di Mare, in italiano
Bacheca), gli spinaci che rendono invincibili e gli spassosi incontri di
pugilato.
Robin Williams è al suo primo ruolo da protagonista ma è un Popeye
perfetto, trasfigurato per l'occasione da guercio con la pipa in bocca e i
bicipiti ipertrofici. Bene Paul L. Smith nei panni di Brutus, Paul Dooley come
Poldo divoratore di panini e Shelley Duvall come Olivia (imbruttita alla
perfezione). Altman cita anche l'atmosfera fantastica dei cartoni di Dave
Fleischer, soprattutto nel finale del film, quando Popeye affronta una piovra
gigante, tra l'altro realizzata con gli effetti speciali artigianali del
periodo storico. Nei cartoni animati poteva accadere che Brutus si facesse
aiutare da mostri giganteschi e draghi per tentare di sconfiggere Popeye. Da
ricordare che nel film il doppiatore italiano di Popeye è Massimo Lopez.
Recuperatelo, ché ne vale la pena.
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martedì 20 settembre 2016
Voglia di cinema vero
Un brano estratto da un articolo condivisibile di Domenico Dinoia della FICE
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Cinema Italiano Database: ARAGOSTA A COLAZIONE (1979)
Cinema Italiano Database: ARAGOSTA A COLAZIONE (1979): Aragosta a colazione - locandina Regia/Director: Giorgio Capitani Soggetto/Subject: Laura Toscano, Franco Marotta, Jacques Dorfmann, Gu...
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domenica 18 settembre 2016
Cinema Italiano Database: VADO A VIVERE DA SOLO (1982)
Cinema Italiano Database: VADO A VIVERE DA SOLO (1982): Vado a vivere da solo - locandina Regia/Director: Marco Risi Soggetto/Subject: Marco Risi, Enrico Vanzina, Jerry Calà Sceneggiatura/Sc...
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giovedì 15 settembre 2016
La morte di Giuliano Carnimeo
http://www.futuro-europa.it/20829/cultura/carnimeo-regista-western-commedia.html
Vi rimando al link del mio pezzo su Futuro Europa
Gordiano Lupi
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mercoledì 7 settembre 2016
Cinema Italiano Database: VINELLA E DON PEZZOTTA (1976)
Cinema Italiano Database: VINELLA E DON PEZZOTTA (1976): Regia/Director: Mino Guerrini Soggetto/Subject: Giorgio Bracardi, Dante Matelli Sceneggiatura/Screenplay: Franco Castellano, Giuseppe M...
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