sabato 15 settembre 2012

Per un pugno nell’occhio (1964)

 
di Michele Lupo


Regia: Michele Lupo. Soggetto e Sceneggiatura: Roberto Gianviti, Amedeo Sollazzo. Scenografia: Jaime Cubero, José Galicia. Trucco: Ricardo Vazques. Aiuto Regista: Juan Isasi, Giancarlo Romitelli. Montaggio: Antonietta Zita. Fotografia: Julio Ortas, Alberto Fusi. Musiche: Francesco De masi. Produzione:Ramo Film di Roberto Amoroso (Roma), Fenix Film (Madrid). Direttore di Produzione: Romano Cardarelli, Victoriano Giraldo. Girato negli Stabilimenti di Cinecittà e Vallehermoso. Interpreti: Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Lina Rosales, Francisco Moran, Jesús Puente, Aurora Julia, Jesús Tordesillas, Carmen Esbri, Maria Badmayer, Romano Giomini. Ideazione e Realizzazione: Roberto Amoroso. Distribuzione: Euro International Films.


Michele Lupo (1932 - 1989) è un buon regista di genere, specializzato in mitologico, film d’azione e western, che se la cava bene con la comicità pura. Per un pugno nell’occhio è uno dei suoi lavori migliori, prima di dedicarsi a Bud Spencer, che dirige per l’ultima volta nel discreto Bomber. Franco e Ciccio vengono inseriti in una trama da tortilla-western, ambientata nella fantasiosa cittadina di Santa Genoviefa (location western-sicula) dove gli unici a passarsela male sono il becchino e il venditore d’armi. Ci pensano loro, tra malefatte e incomprensioni, a far esplodere le ostilità tra le due famiglie più ricche: Brenton (produttori di tranquillanti) e Cocos (fabbricanti di fuochi d’artificio). La trama non è la cosa più importante, ma il collante delle varie scenette comiche è dato da un capitano messicano geloso (Francisco Moran) della bella moglie (Lina Rosales), amante di Ramon Cocos, promesso sposo di Carmencita, la figlia dei Brenton. Le nozze tra i due vanno a monte per colpa di Franco e Ciccio che scoprono per caso le tresca del bel Ramon con la donna del capitano messicano. Scoppia la guerra in paese, becchino e venditore d’armi sono felici, ricompensano Franco e Ciccio, ma i nostri eroi sono ricercati da tutti.

La versione spagnola: "Due facce toste nel Texas"

Molte le sequenze da ricordare. La gag del pozzo secco, con Franco e Ciccio vestiti da pistoleri venuti fuori da film di Sergio Leone che issano un’interminabile catena per restare con un palmo di naso davanti a un cartello. Ciccio dice: “Vamos! Anda!”, ma Franco non capisce e allora ripiega sul siciliano: “Amoninne!”. “E parla italiano!”, esclama Franco soddisfatto. I bambini che accolgono Franco e Ciccio a pistolettate (ma sono armi giocattolo), mentre loro si mettono a vendere pistole ai ragazzi e le mamme li inseguono. Comincia qui il tormentone della parodia di Sergio Leone: “Quando un ragazzino con la fionda incontra un uomo con la pistola, quel ragazzino  è un ragazzino morto”, dice Franco. Ma non finisce proprio così. L’ambientazione è perfetta, le scenografie sono realizzate con cura, il regista è bravo a conferire ritmo alla pellicola che è priva di momenti morti. Il tema delle corna del capitano spagnolo è ricorrente, il regista gioca sulle inquadrature dei trofei di caccia, così come ritorna il leitmotiv della gelosia accompagnato da una colonna sonora al ritmo di tango. Le battute si sprecano: “Se mi catturano con te sono nei guai. Diranno che sono reo confesso”, dice Franco. “Si è sbagliato! Ha preso un abbacchio!”. Ciccio: “Coprimi le spalle!”. Franco: “E dove la piglio la coperta!”. Torna il tormentone della parodia di Sergio Leone: “Quando un uomo con gli occhiali incontra un uomo con la pistola, l’uomo con gli occhiali perde la vista”. Una delle parti migliori vede Franco e Ciccio vestiti di nero come bounty killer sfidare alla roulette russa un pistolero e vincere grazie all’incoscienza tipica degli sciocchi. Quando si accorgono che la pistola aveva un colpo in canna ricorrono a una cura a base di tranquillanti marca Brenton.


Per un pugno negli occhi è farsa, commedia degli equivoci, pochade, avanspettacolo, comiche alla Stan Laurel e Oliver Hardy, citazioni dal cinema di Totò e Charlie Chaplin, il tutto mixato in una trama da cinema western ben congegnata ed efficace. “Quando un uomo incontra una testa dura come quella del mio amico il muro crolla”, dice Ciccio usando il solito tormentone quando vengono catturati e torturati. Altra scena mitica cita il gioco delle tre carte sostituendolo con la tequila avvelenata, ma i nostri eroi sono così abili che si ubriacano senza bere il veleno. Il finale è fantastico. Sergio Leone viene citato a piene mani, sia Franco che Ciccio sono due Clint Eastwood ironici che sotto il poncho nascondono i pomodori pelati, finto sangue e corazza per evitare di essere uccisi. Da antologia del comico il duello finale tra loro e il capitano geloso, con inquadrature in primissimo piano, sigaro in bocca, sguardi truci e finte uccisioni. “Al cuore, capitano! Al cuore!”. Tutta la finzione del cinema viene scoperta nella sequenza del duello, durante un ironico mezzogiorno di fuoco. “Quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile scarico, l’uomo con il fucile scarico è un uomo morto”, dice Franco. La fuga dal Messico dei due siciliani grazie alle casse da morto e al becchino compiacente è un'altra sequenza eccellente. “Quando due casse da morto, una lunga e una corta, passano la frontiera, sono due casse da vivo”, ironizza il capitano, seguendo il solito leitmotiv. Ma viene ingannato dal trucco delle maschere e li fa passare con l’onore delle armi. Ottima la musica western mixata con lo scacciapensieri siculo che accompagna lo spettatore per l’intera pellicola, così come è ben fatta tutta la ricostruzione western. “Siamo salvi! Siamo negli Stati Uniti!” dice Ciccio. “Ci pensiamo noi a dividerli!”, conclude Franco.


Paolo Mereghetti concede una stella e stronca senza pietà: “Due imbranatissimi pistoleri mettono a soqquadro un tranquillo paesino, aizzando l’una contro l’altra le famiglie che lo controllano. L’ennesima parodia western della prolifica coppia. Solo per i fans e per chi non ha mai fatto l’esperienza”. Due stelle per Pino Farinotti, ma senza motivare. Una stella e mezzo per Morando Morandini, che ha l’onestà di citare le tre stelle del pubblico. Per fortuna abbiamo Marco Giusti su Stracult: “Grande parodia francocicciana di Per un pugno di dollari. Tutto nasce perché Franco mette il naso dentro una diligenza, vede un paio di tette e si prende un pugno nell’occhio. Lo vediamo poi costruirsi una corazza da tenere sotto il poncho fatta di conserva di pomodoro. Poi affronta il cattivo con la battuta: Quando un uomo col fucile incontra un uomo senza niente, quello senza niente è finito. Da antologia”. Non è proprio così semplice, ci sono errori e omissioni, ma condividiamo con il critico romano che Per un pugno nell’occhio vada giudicato un capolavoro del cinema popolare italiano. Da rivedere.

Per vedere alcune sequenze: http://www.youtube.com/watch?v=Xyz2Utj0j8w

Gordiano Lupi

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