mercoledì 29 agosto 2012

Il Foglio di oggi parla del mio Horror 3

“Storia del cinema horror italiano. Da Mario Bava a Stefano Simone”, di Gordiano Lupi - (terzo volume, Eif, 234 pp., 15 euro)





Dopo il gotico e il thriller alla Dario Argento, la terza delle cinque puntate dell’opera di Lupi sulla storia dell’horror made in Italy arriva a un gruppo di grandi artigiani del cinema particolarmente prolifici e capaci di spaziare da un genere all’altro, anche se all’horror sono legati alcuni dei loro titoli più famosi. Uno di questi nomi è stato da tempo ammesso nei salotti del cinema alto: Pupi Avati, inventore di un peculiare “horror padano”, in cui la paura risalta maggiormente per il contrasto tra le trame e l’ambientazione nella più paciosa campagna emiliana (d’altra parte il delirio e l’assurdo sono anche legati al patrimonio leggendario popolare di quella terra). Aristide Massaccesi, Ruggero Deodato e Umberto Lenzi hanno invece un’immagine da registi per un pubblico di bocca più buona, e in particolare Massaccesi col suo nome d’arte di Joe D’Amato si è fatto anche una fama da Ed Wood italiano. Ma lo splatter feroce del “cannibal movie” da loro inventato è stato ora rivalutato dalla scuola di Quentin Tarantino, e alcuni tra i film più noti del più celebrato horror made in Usa non sono in realtà altro che “omaggi” non dichiarati proprio a questi autori italiani. Da “Pet Sematary” di Stephen King, che riprende l’idea di “Zeder” di Pupi Avati; a “The Blair Witch Project”, in cui è copiato di sana pianta l’espediente alla base di “Cannibal Holocaust” di Ruggero Deodato.


 

da IL FOGLIO
di Maurizio Stefanini - 25 agosto 2012

Nessun commento:

Posta un commento