Mogherini e il giallo all’italiana
Mogherini si ricorda per aver girato un thriller di buona fattura come La ragazza dal pigiama giallo (1977), interpretato da Ray Milland, Dalila Di Lazzaro, Michele Placido, Howard Ross (Renato Rossini), Mel Ferrer, Ramiro Oliveros ed Eugene Walter. Sceneggiatura del regista e di Rafael Sanchez Campoy, ispirata a un fatto realmente accaduto in Australia nel 1934. Il film è ambientato a Sidney.
Un poliziotto in pensione (Milland) indaga sul caso del cadavere dal volto carbonizzato di una ragazza, ritrovato in un’auto sulla spiaggia. Unico indizio un pigiama giallo. Dalila Di Lazzaro (nei panni della bella Glenda) è il conturbante elemento erotico del thriller, si mostra nuda in alcune sequenze hot e divide il suo amore tra un famoso chirurgo (Ferrer), un operaio (Ross) e un cameriere italiano (Placido). La storia della donna è narrata in flashback ed è il sale del giallo che vive di momenti alternati tra passato e presente. La bella Glenda si sposa con il cameriere italiano ma non riesce a restare fedele a un solo uomo e continua a mandare avanti le altre due relazioni. A un certo punto le muore un figlio neonato che poteva rivitalizzare un matrimonio in crisi, perché il marito aveva accettato l’idea di diventare padre. Il regista mostra in rapida successione le avventure amorose di Glenda, ricorda una storia dai contorni lesbici, inserisce nudi plastici e momenti di puro erotismo. Mogherini riesce a descrivere bene il carattere libertino di Glenda, ragazza olandese abituata a divertirsi, troppo diversa dal cameriere italiano, un meridionale che perde la testa per un amore sbagliato. Il giallo ruota attorno al pigiama, a un sacco di iuta e ad alcuni chicchi di riso. Il vecchio ispettore comprende tutto e per questo motivo viene ucciso, ma riesce ad affidare a una bambina un nastro dove ha inciso la storia del delitto. Il cameriere non uccide la moglie - qui sta la sorpresa finale - ma il delitto viene commesso dall’operaio, che mette la donna nel bagagliaio della sua auto e infine la brucia. Morirà anche il marito, travolto da un autobus, in un tragico finale al cimitero, davanti alla tomba del figlio, per sfuggire alla polizia.
Mereghetti stronca senza pietà: “La sorpresa finale non basta a salvare un film sciatto e approssimativo, afflitto da caratterizzazioni penose, a cominciare da quella del glorioso Milland, all’epoca rimproverato per gesti e frasi volgari”.
Non condividiamo. La pellicola è un giallo psicologico, molto morboso, a tratti crudo e violento, ma rientra a pieno titolo nella tradizione del thriller all’italiana. Molte scene estreme, soprattutto quella del cadavere immerso nella vasca di formaldeide, restano nell’immaginario collettivo. Problemi di censura per la sequenza girata in un motel che vede Glenda in fuga dal marito, ormai senza soldi, mentre si concede a due energumeni per cento dollari sotto gli occhi di un ragazzino. Ottime le scenografie, notevoli gli esterni australiani, tra cimiteri sul mare, gabbiani che volano sulla baia e spiagge renose. Le musiche di Riz Ortolani sono suadenti e intense, ma è ancora più importante la voce calda e sensuale di Amanda Lear che interpreta alcune canzoni della colonna sonora. Ottimi gli attori. Mel Ferrer è un impassibile amante calcolatore, Howard Ross uno spietato assassino vendicativo, Michele Placido un ingenuo cameriere italiano e Dalila Di Lazzaro una stupenda ribelle dagli occhi verdi. Ray Milland è un diligente ispettore in pensione, forse un po’ stereotipato, ma di gran classe. Regia ispirata che tiene saldamente in pugno le redini di un film girato in maniera moderna, a base di flashback, ricordi e parti oniriche. Da recuperare.
Gordiano Lupi
Per vedere alcune sequenze del film:
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