domenica 22 marzo 2020

Bandidos (1967)


di Massimo Dallamano

Regia: Massimo Dallamano (Max Dillman). Soggetto: Luis L. Moreno, Juan C. Sainz. Sceneggiatura: Romano Migliorini, Giambattista Musetto. Fotografia: Emilio Foriscot. Montaggio: Gianmaria Messeri. Scenografia. Jaime Perez Cubero. Costumi: Carlo Gentili. Trucco: Dante Trani. Produttore Solly V. Bianco. Case di Produzione: Epic Film, Hesperia Films.  Genere: Western. Durata: 91’. Interpreti: Enrico Maria Salerno (Richard Martin), Terry Jenkins (Ricky Shot), Venantino Venantini (Billy Kane), Maria Martin (Betty Starr), Marco Guglielmi (Kramer), Cris Huerta (Vigonza).

Massimo Dallamano (Milano, 1917 - Roma, 1976), frequenta il Centro Sperimentale, debutta come operatore di documentari e direttore della fotografia. Per oltre vent’anni direttore della fotografia, attività nella quale eccelle, dal bianco e nero al colore, senza soluzione di continuità. Passa alla regia a cinquant’anni, dopo aver collaborato ai western di Sergio Leone, nel 1967, con lo pseudonimo di Max Dillman, debuttando con Bandidos. Tra i suoi lavori migliori, tutti nel cinema di genere, ricordiamo l’erotico Le malizie di Venere (1969) con Laura Antonelli, il thriller Cosa avete fatto a Solange? (1972), il sexy Innocenza e turbamento (1974) e il poliziottesco La polizia chiede aiuto (1974). Molto interessanti due pellicole ricche di suggestioni horror come Il Dio chiamato Dorian (1970) e Il medaglione insanguinato - Perché? (1975).

Ci siamo occupati spesso di Massimo Dallamano, nei libri sul cinema horror italiano e nei volumi dedicati alla commedia sexy, ma non avevamo avuto modo di apprezzare Bandidos, il debutto assoluto. Grazie a Cine 34 abbiamo visto questo western violento e crudo (vietato ai minori!), interpretato dal grande Enrico Maria Salerno e da due buoni comprimari come Venantino Venantini e lo sconosciuto americano Terry Jenkins. Un revenge movie - come ben lo definisce Matteo Macini nel fondamentale Spaghetti Western (volume 2) - puro cinema della vendetta in salsa western, ricco di originali soluzioni di regia. Il film, girato in Spagna, prodotto dall’egiziano Solly V. Bianco, scritto da Luis L. Moreno e Juan C. Sainz, narra la voglia di rivalsa di un vecchio pistolero (Salerno) nei confronti di un ex allievo (Venantini) che gli ha distrutto le mani con due colpi di pistola. 

Il vecchio crede di aver trovato in un ragazzo evaso di galera (Jenkins) la persona adatta per compiere la vendetta, per questo motivo lo prende con sé e lo allena nel tiro al bersaglio. La vendetta sarà compiuta, alla fine del film, non come il vecchio avrebbe voluto, perché lui stesso non ne uscirà vivo. Soggetto iberico, sceneggiatura tutta italiana (Romano Migliorini e Giovanbattista Musetto), abbastanza prevedibile, anche se un ispirato Dallamano rende godibile il film grazie a carrelli, panoramiche, soggettive e piani sequenza d’autore. Il vecchio west è descritto come faceva Sergio Leone, tra polvere e vento, sporcizia e cani randagi, assalti al treno e risse da saloon in mezzo a procaci ballerine. 

Molto realistico, anche se i personaggi sono appena tratteggiati (soprattutto il ragazzo e il cattivo), il solo carattere approfondito è quello del vecchio, reso magistralmente da Salerno. Scene piuttosto crude con inquadrature in primo piano degli omicidi, molto sangue che per anni ne ha decretato l’impossibilità di trasmetterlo in televisione, adesso aggirata con qualche rapido taglio. 

Tra le cose migliori: l’assalto al treno con la truce carrellata dei morti, l’uccisione di un bandito nel saloon sotto il quadro di Sardanapalo, il buco nel cappello di un pistolero con la mdp che riprende da una singolare ottica visiva e le originali sequenze del duello finale. Un film ricco di suspense e di tensione narrativa, da vedere non solo per interessi storici ma anche perché invecchiato molto bene. Ottimo debutto alla regia di un nostro grande artigiano.

Il mio cinema è su Futuro Europa: 

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