venerdì 1 gennaio 2016

Nerone (1976)

di Castellacci e Pingitore


Regia: Castellacci e Pingitore. Soggetto e Sceneggiatura: Castellacci e Pingitore. Fotografia: Sergio Martinelli. Montaggio: Alberto Gallitti. Produttore: Mario Cecchi Gori. Casa di Produzione: Capital Film. Aiuto Regista: Romanzo Scandariato. Musiche: Flavio Bocci. Scenografia e Costumi: Enrico Rufini, Maurizio Tognalini. Distribuzione: Gold. Durata: 105’. Genere: Parodia, Commedia Musicale. Interpreti: Pippo Franco (Nerone), Maria Grazia Buccella (Poppea), Paola Tedesco (Licia), Enrico Montesano (Petronio), Oreste Lionello (Seneca), Paola Borboni (Agrippina), Gianfranco D’Angelo (Tigellino), Paolo Stoppa (Pietro), Aldo Fabrizi (Galba), Bombolo (Roscio), Piero Santi (Vinicio), Gino Staiano (Sporo), Marina Marfoglia (Atte), Laura Troschel (Locusta), Massimo Dapporto (Cristiano liberato), Attilio Dottesio (centurione), Giancarlo Magalli (Presidente del Senato), Carmen Russo (Lucilla), Valentino Simeoni, Bruno Vilar (centurione), Franco Caracciolo (travestito), Alba Maiolini (cuoca), Tony Morgan, Gino Pagnani (informatore), Massimo Vanni (pittore).


Il primo film del Bagaglino a tratti sembra riecheggiare Mio Figlio Nerone (1956) di Steno, interpretato da Alberto Sordi, anche per il trucco usato da Pippo Franco nel prestare il volto alla maschera dell’imperatore romano più calunniato della storia. In realtà Nerone è una critica all’impostazione accettata dalla vecchia pellicola, che seguiva la ricostruzione cristiana di una follia imperiale e di un assurdo incendio di Roma. Castellacci e Pingitore mettono in scena una commedia musicale divertente e provocatoria che sfida la censura per le tesi anticristiane, al tempo minoritarie e adesso ritenute valide da molti storici. Nerone era un imperatore atipico, aveva il pallino per la musica, il teatro e le arti, ma i veri colpevoli dell’incendio di Roma furono proprio i cristiani. Non solo: ai danni di Nerone, la madre Agrippina, il luogotenente Tigellino e la moglie Poppea ordirono una vera e propria congiura, con la collaborazione di Senato e Seneca. Certo, in Nerone tutto è messo in burletta, stile Bagaglino, a base di anacronismi, battute zeppe di luoghi comuni e populismo a buon mercato per stigmatizzare (all’acqua di rose) la politica italiana di fine anni Settanta. La forza del prodotto cinematografico - che si gusta ancora in televisione - sono gli attori. 


Pippo Franco è uno straordinario Nerone con il vizio dell’arte; Aldo Fabrizi un Galba vecchio e pieno di acciacchi che non vorrebbe fare il colpo di Stato (ricorda il golpe Borghese); Oreste Lionello è un Seneca che parla con accento meridionale e filosofeggia in maniera comica; Enrico Montesano è uno straordinario Petronio, vero e proprio dandy che si circonda di froci e di viveuer, ma lui stesso è il simbolo di una cultura decadente. Paolo Stoppa è un diligente Pietro che si atteggia a rivoluzionario e cospira contro Nerone, come se fosse un segretario del Partito Comunista Italiano. Gianfranco D’Angelo è un comico Tigellino dal pugno di ferro, che ricorda la macchietta pubblicitaria dell’Amaro Petrus. 


Troviamo persino Giancarlo Magalli a dirigere le adunanze di un ridicolo Senato, rappresentato per criticare la litigiosità del nostro Parlamento. Bombolo si esprime con la consueta veracità romanesca ed è perfetto in un ruolo sboccato e volgare. Paola Borboni (una perfida Agrippina) mostra il seno nonostante l’età, ma la sequenza è una citazione storica, perché fu l’artefice del primo scandalo teatrale per colpa di un seno nudo (Alga Marina, 1925). Paola Tedesco si mostra come mamma l’ha fatta, stupenda venticinquenne in carriera, in due rapide sequenze, prima in cella, quindi mentre arringa gli uomini di Petronio e si converte al paganesimo. 


Maria Grazia Buccella è una svampita Poppea - pure lei molto disinibita -  che fa il bagno nel latte e sogna di recitare il ruolo di Elena al fianco di Nerone. Laura Troschel è la maga che vende finti veleni per tenere buona la clientela e non perdere cospicui guadagni; Carmen Russo in una rapida apparizione ha il tempo di mostrare un fulgido seno nudo, così come si nota appena Marina Marfoglia. Bagaglino d’eccezione con partecipazioni speciali oltre a volti noti in gran forma, per una sceneggiatura pungente e graffiante, piena di doppi sensi, che non mostra mai la corda. Notevoli gli intermezzi musicali e coreografici.


Mario Castellacci (Reggio Calabria, 1924 - Todi, 2002) e Francesco Pingitore (Catanzaro, 1934) sono due importanti autori teatrali di matrice umoristica, noti per aver fondato il mitico locale romano del Bagaglino, in via Panico (1965). Scrivono testi e sceneggiature comiche, portano il Bagaglino in televisione per molti anni (Salone Margherita) e al cinema con due regie cinematografiche: Remo e Romolo (Storia di due figli di una lupa) (1975) e Nerone (1976). Scrivono molti film comici. Francesco Pingitore da solo firma più regie, molte per film interpretati da Pippo Franco (popolarissimo dal 1975 al 1983) e alcune sceneggiate insieme a Castellacci: Dipingi di giallo il tuo poliziotto (1970), Scherzi da prete (1977), L’imbranato (1979), Ciao marziano (1979), Tutti a squola (1979),  Il casinista (1980), Gian Burrasca (1982), Attenti a quei…P2 (1982), Il tifoso, l’arbitro, il calciatore (1982), Sfrattato cerca casa equo canone (1983), Gole ruggenti (1992). Seguono diversi lavori televisivi dal 1997 al 2008, per il cambiamento di gusti da parte del pubblico, che un autore commerciale - e ancora attivo - come Pingitore non può non assecondare. Vince nel 2013 il Premio Acqui Storia con il libro Memorie del Bagaglino.

La mia rubrica Cinema su Futuro Europa:
http://www.futuro-europa.it/category/dossier/cineteca

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